Il “Fatto Quotidiano“ ha pubblicato una vignetta che allude alla lingua “sbarazzina“ dell’onorevole Laura Ravetto, passata da Forza Italia alla Lega. In effetti l’on. Ravetto in tanti anni di parlamento non ha mai dato motivo di far parlare di sé per le sue virtù politiche ed oratorie, che non sono mai apparse tali ai più. E‘ il tipico esempio della prescelta e nominata d’autorità dal grande capo che giunse a far eleggere la sua igienista dentale alla Regione Lombardia. Resta però il fatto che nessuna femminista ha protestato per l’evidente e volgare sessismo della vignetta. Che Berlusconi come la stragrande maggioranza degli uomini siano sensibili alle attenzioni intime femminili è un dato di fatto. Ma questi sono fatti privati che solo Berlusconi con le sue “cene eleganti“ ha reso spavaldamente pubbliche. Sembra che anche il presidente Gronchi avesse una intensa attività sessuale parallela, ma egli la esercitò con discrezione e al massimo ci fu qualche pettegolezzo. La società di oggi forse non consente più la riservatezza, ma la ribalderia sessuale di Berlusconi quando era presidente del consiglio non ha avuto limiti. Egidio Sterpa mi diceva che l’idea fissa di Silvio era il sesso. “Il Fatto “ ha messo di mezzo la Ravetto per colpire Berlusconi, perché la Ravetto non rappresenta nulla. E’ un giornale fazioso e volgare, un rullo compressore fondato sulla diffamazione. Ma in questo caso ha centrato l’obiettivo sia pure in modo grossolano e politicamente molto scorretto.
La satira dovrebbe dimostrare responsabilità e senso della misura e dovrebbe rifiutare il ricorso ad ogni forma di sessismo. La donna va sempre rispettata nella sua dignità, ma l’estremismo politico non ha rispetto per nessuno. Più che far ridere o sorridere il lettore vuol far piangere il nemico politico. Detto questo, noi non siamo per limiti alla satira. Anche nell’antica Roma la satira era feroce ed a volte volgare e c’era anche allora chi invocava la censura. La censura è sempre sbagliata perché limita la libertà. Solo
il caso di Charlie Hebdo lascia dei dubbi per le sue conseguenze drammatiche. Offendere una religione è cosa diversa che ironizzare sulla lingua della Ravetto. Nel caso specifico il più colpito è il marito della Ravetto che non avrà gradito le allusioni. Dovrà però abituarsi alle volgarità anche di Salvini e al possibile involgarimento anche della moglie, convertitasi dalla sera al mattino al Carroccio. Se e quando rifaranno Pontida vedremo come si agghinderà per l’occasione l’onorevole che aveva colpito Berlusconi, secondo il
“Fatto”, per la sua lingua. Forse si riferivano alla sua dotta eloquenza che non potrà più sfoggiare tra le fila in cui predominano personaggi folcloristici alla Calderoli, per non evocare il vecchio satiro Umberto Bossi.
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