E certo Giorgia, quando mai si può fare conto sulla gratitudine altrui? La dichiarazione della Premier a sigillo dell’affare Zaki contiene, prima che una valutazione politica contingente, una verità umana difficilmente contestabile. Le cose giuste si devono fare per sé, per la propria coscienza, per il proprio senso morale. Non certo con la speranza di guadagnarsi la riconoscenza altrui, specie in certi ambienti e contesti particolarmente ipocriti e competitivi. Ma poi, dietro all’uscita della Meloni, c’è tutto il retropensiero delle strumentalizzazioni politiche nostrane, che ben poco hanno a che vedere con valutazioni di equità o solidarietà umana. Ovvio che non puoi aspettarti riconoscenza (anche se oggettivamente ci starebbe tutta). La festa, seppur forzata e a denti stretti, deve essere degli altri, dei difensori disinteressati dei diritti civili, quelli che per anni hanno strumentalizzato una vicenda singola, privata, individuale e anche oscura, per finalità di lotta politica interna. Senza esitare a mettere in difficoltà la politica estera del proprio Paese chiedendo intromissioni indebite nella sovranità di un altro Stato. Senza esitare a cavalcare per i propri interessi di parte un caso particolare e dubbio, di nessuna rilevanza nazionale, mentre la politica alta dei valori e dei principi dovrebbe essere fatta con prese di posizione e di responsabilità sulle grandi questioni di interesse generale.