Le elezioni del 1971 videro un successo del MSI di Almirante e la Stampa intitolò “Di chi la colpa?”. All’epoca ero professore incaricato nell’Università di TO, e dal 1968 sulle barricate. Mandai a Specchio dei Tempi una lettera, eccola. < “Di chi la colpa” intitola La Stampa. Ogni capannone bruciato e ogni silenzio complice, ogni “crumira” sputacchiata e ogni “crumiro” bastonato, ogni vetrina infranta, ogni auto bruciata, ogni agente lapidato, ogni scuola occupata, ogni insegnante vilipeso, ogni bandito amnistiato, ogni asta truccata, ogni prete “conciliare”, ogni ladro e incapace al potere (con tessera di partito), ogni blocco stradale (con regolare assoluzione), ogni azienda che chiude, ogni demagogo incensato, ogni discorso fumoso, ogni “diga” vacillante significano 1, 2, 1000 voti fascisti. Come si può dire “di chi la colpa?”>. Giorgio Bocca su “L’Espresso” citò la lettera lamentando irosamente che nell’Università potessero allignare professori così ignobili. 50 anni dopo, io di quella lettera non cambierei una virgola. E in fatto di lungimiranza, un “Giudizio di Dio” con Giorgio Bocca lo accetterei volentieri.