In questi giorni di febbrili trattative per l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica, anche alla ricerca di equilibri politici che reggano fino alla scadenza naturale della legislatura, può essere interessante tratteggiare qualche riflessione sull’interpretazione del ruolo del Capo dello Stato data in Italia nella successione dei Presidenti. Come noto la Costituzione prevede un Presidente che sia ‘super partes’, una sorta di arbitro della legittimità dei giochi politici, garante dell’applicazione della Carta costituzionale, Presidente di tutti gli Italiani, al di là di quella che può essere stata la sua storia politica personale, che egli deve sostanzialmente dimenticare. È il simbolo dell’unità nazionale, al di là delle divisioni politiche. Nella realtà, i Presidenti che si sono succeduti dalla proclamazione della Repubblica in poi hanno interpretato il ruolo in modi molto differenti. Si è passati dai primi Presidenti molto formali e notarili a quelli degli ultimi decenni, che hanno dovuto/potuto/voluto esercitare in alcuni passaggi della storia del Paese una funzione di rilevante peso politico, anche percepita come tale (e auspicata o avversata a seconda degli schieramenti) dal sistema e dall’opinione pubblica. Dalle esternazioni e picconate dell’ultimo Cossiga, per la verità assai poco influenti su un sistema politico che reagì in parte chiedendo l’impeachment del Presidente, ai pesanti interventi di Scalfaro nella promozione delle alleanze di Governo, alla moral suasion di Ciampi, all’alta guida di Napolitano negli anni delle grandi difficoltà per l’elettorato e per il sistema politico di trovare sintesi ed equilibrio, fino all’inedito di dubbia costituzionalità della rielezione a tempo nel 2013. Quali le cause di questo sostanziale progressivo rafforzamento di fatto del potere presidenziale? Si potrebbero trovare argomenti per individuare tali motivi nella crescente debolezza dei partiti, del Parlamento, del potere legislativo, ma anche nell’evoluzione del sistema mediatico/tecnologico, a favore di una progressiva valorizzazione dell’immagine e del rapporto diretto tra singole personalità di prestigio e opinione pubblica. Certo la necessità di avere in una Repubblica parlamentare un potere superiore di legittimazione e di sostegno istituzionale, è un segno sostanziale della debolezza della nostra democrazia rappresentativa, del nostro Esecutivo, e dello sistema di potere politico forse eccessivamente frammentato, i famosi pesi e contrappesi, delineato (pur con tutte le sue motivazioni e giustificazioni) dalla nostra Costituzione postbellic