Nei giorni scorsi è stata data notizia che, tra gli scartafacci di un archivio notarile di Lipari, è saltata fuori una lettera inedita di Garibaldi indirizzata ai cittadini dell’isola eoliana. Vediamo cosa dice questa lettera, che non è di pugno del Generale, ma ne è una fedele trascrizione coeva: “Milazzo, 23 luglio 1860. Io vi ringrazio in nome della Patria per la generosa risoluzione. Proclamate il Governo Italiano di Vittorio Emanuele ed eleggetevi un governatore alla maggioranza dei voti, al quale io conferisco temporaneamente poteri illimitati. Mantenetevi in corrispondenza col Prodittatore in Palermo per via di Milazzo, e con me, mentre soggiornerò in quest’isola. Vostro”. Dovrebbe quindi seguire la firma ma non c’è, poiché si tratta di una trascrizione. C’è, invece, sull’originale, conservato presso l’Archivio di Stato di Messina e scritto su carta intestata del Comando Generale dell’Esercito Nazionale in Sicilia. E non si tratta neppure di un inedito, in quanto pubblicato nel 1988 alle pp. 176-177 del quinto volume dell’Epistolario di Giuseppe Garibaldi (vol. XI dell’Edizione Nazionale degli scritti di Giuseppe Garibaldi) a cura di Massimo De Leonardis (istituto per la Storia del Risorgimento Italiano in Roma). Quando lessi la notizia, contattai subito l’amico Leandro Mais, anche lui collaboratore di questa testata e consulente della commissione che cura gli scritti del grande Nizzardo, ma lui, con una velocità paragonabile a quella di un computer, mi fornì le informazioni di cui sopra. E’ facile prendere cantonate del genere, soprattutto di questi tempi, dove tutti scrivono, ma nessuno legge…