Si narra che nel dopoguerra un giornalista si aggirasse per il mercato di Lugo chiedendo ad alcuni dei presenti la loro interpretazione della parola Repubblica. Si dice che uno degli intervistati abbia risposto sinteticamente in dialetto: LA RIPOBLICA L’E’ UN GALANTOMEN. Una risposta tanto breve quanto incisiva e forse più efficace di un intero trattato di etica repubblicana. Tanto più valida, in quanto espressa in quella terra di Romagna dove in passato “fra galantuomini”, per siglare un contratto, era sufficiente una semplice stretta di mano alla presenza di testimoni, senza l’ausilio di carte bollate. Una terra in cui il 2 giugno viene celebrato, perché vi si riconoscono le radici nella Repubblica Romana del 1849. In effetti vi è ancora commemorata la data del 9 febbraio con la cena di “e scartoz”, per ricordare il piccolo cartoccino di cibo con cui i giovani si allontanavano da casa per accorrere a difendere a Roma la Repubblica di Mazzini. Quell’evento storico ai cui ideali dedicarono tutta la vita Aurelio Saffi, Antonio Fratti, Aldo Spallicci e Cino Macrelli. Oggi il nostro impegno, nella inscindibilità del binomio DIO e POPOLO, va verso quella Federazione Democratica Europea che il pastore anglicano Gwilym O.  Griffith dichiarò essere in futuro il miglior monumento non alla memoria di Mazzini, ma alla sua immortalità.