La sincerità, la forza, la passione, che emergono dalle pagine di Mario Tobino meriterebbero forse maggiore considerazione nel panorama della letteratura nazionale. Forse per ragioni politiche riconducibili ai dissidi tra le diverse correnti dell’antifascismo nella cultura italiana del dopoguerra, forse per ragioni personali, forse per una non celata eccessiva autonomia di pensiero, i libri di Tobino, pur premiati con lo Strega e un buon successo editoriale, hanno anche dovuto fare i conti con critiche ingenerose e un sostanziale oblio nella promozione letteraria del dopoguerra italiano. Rimane comunque la possibilità di rileggere pagine che sono insieme arte, cronaca, cultura. Che siano i lirici ritratti delle ‘Libere donne di Magliano’ o gli affreschi generazionali del ‘Clandestino’, Tobino (uno dei non pochi medici scrittori) sa spesso ricostruire con lo strumento della narrativa un quadro culturale fatto di storia, sociologia, analisi psicologica, comprensione umana. In uno dei primi capitoli del ‘Clandestino’ sono contenute alcune pagine tra le più alte ed efficaci, pur nella loro sintesi, che siano state scritte sui giorni convulsi della caduta del fascismo e sull’atteggiamento popolare durante il ventennio. Nell’estate del ’43 fu chiaro a tutti, con lo sbarco degli alleati e i bombardamenti delle città, che la guerra si perdeva. Divenne urgente trovare una via di uscita, che già la sensibilità popolare, opportunista e insieme infantile, intuiva potersi trovare in una separazione dei destini del fascismo e dell’Italia. L’élite dirigente del Paese non seppe individuare soluzioni migliori e il regime crollò con il Gran Consiglio del 25 luglio, quando i gerarchi e lo stesso Re decisero di silurare Mussolini e dare a lui ogni colpa. Cambiarono l’allenatore, si direbbe con metafora calcistica di oggi, sperando di aver risolto tutto. E lo sperarono, racconta Tobino, anche gli italiani, quelli delle adunate oceaniche, degli applausi, delle parate militari. In quel momento l’italica furbizia, quella che negli anni precedenti aveva indotto tutti a credere nel sogno imperiale e poi a confidare nella forza dell’alleato germanico, ora sperava fosse risolutiva la caduta del fascismo, anzi la caduta del Duce, sul quale, prima incensato, poter scaricare adesso ogni responsabilità e tentare così di rimanere a galla. Persino Mussolini considerò questa soluzione con semplicistica superficialità, che pare accettò con una inqualificabile battuta (la “bella avventura”). Poi il giorno dopo, il 26 luglio, ci fu la reciproca carnevalesca assoluzione, tutto perdonato, le adunate oceaniche, le parate militari, le divise, i balilla, gli abissini, la gloria imperiale. Si era scherzato, noi mai stati fascisti! E’ vero, quel ventisei luglio “passò rapidissimo, una ventata di foglie secche” e ci si dovette accorgere ben presto che non si era risolto niente e il peggio doveva forse ancora venire. Ma fu un fatto rilevante nella storia del Paese, che mise allo scoperto la mancanza di senso di responsabilità di una classe dirigente e la mentalità farsesca di un popolo. E su queste basi di irresponsabilità collettiva e inaffidabilità, difficilmente il futuro comune può essere destinato a un glorioso avvenire.
Articoli recenti
Categorie
Archivio
- Dicembre 2024
- Novembre 2024
- Ottobre 2024
- Settembre 2024
- Agosto 2024
- Luglio 2024
- Giugno 2024
- Maggio 2024
- Aprile 2024
- Marzo 2024
- Febbraio 2024
- Gennaio 2024
- Dicembre 2023
- Novembre 2023
- Ottobre 2023
- Settembre 2023
- Agosto 2023
- Luglio 2023
- Giugno 2023
- Maggio 2023
- Aprile 2023
- Marzo 2023
- Febbraio 2023
- Gennaio 2023
- Dicembre 2022
- Novembre 2022
- Ottobre 2022
- Settembre 2022
- Agosto 2022
- Luglio 2022
- Giugno 2022
- Maggio 2022
- Aprile 2022
- Marzo 2022
- Febbraio 2022
- Gennaio 2022
- Dicembre 2021
- Novembre 2021
- Ottobre 2021
- Settembre 2021
- Agosto 2021
- Luglio 2021
- Giugno 2021
- Maggio 2021
- Aprile 2021
- Marzo 2021
- Febbraio 2021
- Gennaio 2021
- Dicembre 2020
- Novembre 2020
- Ottobre 2020
- Settembre 2020
- Agosto 2020
- Luglio 2020
- Giugno 2020
- Maggio 2020
- Aprile 2020
- Marzo 2020
- Febbraio 2020
- Gennaio 2020
Contatti
Centro Pannunzio
Associazione culturale libera fondata a Torino nel 1968
Via Maria Vittoria, 35 H
10123 Torino (TO)
Tel 011 8123023
redazione@pannunziomagazine.it
www.centropannunzio.it