Mercoledì 10 marzo, ore 21,15, Rai 5, è andata in onda dal Teatro Comunale di Bologna l’opera di Francesco Cilea, “Adriana Lecouvreur”, tratta da un lavoro teatrale di Scribe riguardante questa grande attrice drammatica francese, vissuta dal 1692 al 1730, quando venne a mancare per avere odorato dei fiori avvelenati mandatigli da una principessa rivale in amore, almeno così muore nell’opera lirica. Personaggio storico la cui vicenda ben si inquadra in quella prima parte del diciottesimo secolo, dove, nelle classi più elevate era diffusa una immoralità che non ha nulla da invidiare a quella odierna. Ebbene di questa opera così storicamente esatta e ben circoscritta nel tempo, la regista, stravolgendola, ha distribuito i quattro atti nell’arco di due secoli, partendo come è storico dal 1730, passando al 1860, poi al 1930 e per terminare nel 1968, anno della grande contestazione, accampando motivazioni ed accostamenti talmente assurdi che c’e da chiedersi come abbia potuto accettarli il responsabile ( ? ) della Rai Cultura, uccidendo così per la seconda volta la povera Adriana. Ormai lo stravolgimento delle opere liriche è divenuto una costante e chi crede di modernizzarle e con questo di renderle più gradite alle giovani generazioni, non solo non le attira, ma respinge gli appassionati esistenti . E questo stravolgimento era già avvenuto nello scorso dicembre alla cosiddetta apertura della “Scala”, con un capolavoro verdiano come il “Don Carlos”, dove l’ Escuriale era stato trasformato in un vagone ferroviario, senza che, l’indomani, sulla grande stampa venisse denunciato questa assurdità per l’ipocrisia ivi imperante “del tutto va ben “, e dove gli esperti della lirica come il grande critico Paolo Isotta, recentemente scomparso, era stato allontanato dal “ Corriere della Sera”, che poi, in questa triste occasione, ha versato le classiche lacrime del coccodrillo . Per non parlare di un “Rigoletto”, ambientato nel Ducato di Mantova,nel sedicesimo secolo, rappresentato all’aperto, il 20 luglio scorso, al Circo Massimo in Roma, con al centro del palcoscenico una giostra ed intorno automobili evidentemente dei “cortigiani, vil razza dannata”, più simili a spacciatori o appartenenti alla “banda della Magliana”, tutte novità, introdotte da un altro regista. Ed anche qui, all’indomani elogi sulla stampa! Come è stata stravolta la “Adriana Lecouvreur” può esserlo qualsiasi altra opera lirica, dalla “Aida”, facendola iniziare all’epoca dei Faraoni per finire con Napoleone, alla “Andrea Chenier”, più congeniale, dove dal 1789 si può passare al 1830 e 1848, le due ulteriori rivoluzioni francesi, per finire nel 1917 con la rivoluzione bolscevica. Speriamo essere cattivi profeti.
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