Non si è mai parlato così tanto della scuola, da quando un freddo giorno di febbraio si iniziò a chiuderne la porta per spalancarne le finestre in DAD (per i pochi che ancora non lo sapessero questo acronimo sta per didattica a distanza, poi ribattezzata DDI, cioè didattica digitale integrata). A quei tempi al governo c’erano i giallo-rossi, con la Azzolina al Ministero dell’Istruzione. E la si vedeva in tutti i programmi televisivi, dove più cercava di spiegare le sue intenzioni, più veniva denigrata e vilipesa. Oggi al Ministero c’è Bianchi, di cui nessuno critica niente, sebbene il suo operato non sia così diverso da chi l’ha preceduto. Ma andiamo con ordine. Una volta passata la prima ondata della pandemia, era tornato l’ottimismo con le vacanze e il desiderio di rivedere le persone care, mentre i ricercatori si affannavano a cercare un vaccino. Per tutta l’estate i Presidi e i loro collaboratori avevano elaborato complicati piani per evitare il contagio tra l’utenza. Si era ipotizzato di utilizzare spazi esterni, come oratori o teatri, per distribuire meglio gli studenti. Ma, visti i costi di gestione, il progetto andò in fumo. Settembre non aspettò ad arrivare: elementari e medie si fecero trovare pronte con entrate, uscite, turni mensa e pullmino scaglionati e differenziati per evitare assembramenti e poter sanificare ogni luogo a ogni nuovo passaggio. Gli ordini dall’alto furono i seguenti: 1) vietare ai bambini di toccarsi (forse al ministero è da un po’ che non vedono un bambino vero), trasformando gli insegnanti in ufficiali di leva lesti a separare i facinorosi; 2) obbligo di mascherina (anche portata da casa) abbassata da seduti, alzata se in piedi o in movimento (l’assunto era che lo starnuto da seduti non contagi gli astanti); 3) igienizzarsi prontamente ogni volta che si tocca un oggetto non proprio (roba che neanche lady Macbeth si è lavata così tante volte le mani…); 4) disinfettare tutte le superfici con cui si è entrati a contatto (altro che Mastrolindo…). Presto ci fu una revisione della consegna numero due, che divenne: mascherina, fornita dalla scuola e da sostituire due volte al giorno, atta a coprire costantemente naso e bocca (con conseguente sequela di lamentele da parte dei discenti: civoleteuccidere-nonrespiro-possoabbassarla?-lamiamammadiceche…). Poi il Ministero ebbe un’idea: perché non rivoluzionare la valutazione alla scuola primaria poco prima degli scrutini? Così insegnanti e genitori avranno altro di cui discutere. E così ci trovammo impegnati ad adattare le valutazioni fin lì utilizzate alle nuove disposizioni. Per spiegare cosa significhi tutto ciò ai non addetti ai lavori, userò una similitudine pittoresca ma illuminante. È stato come cercare di infilare le formine triangolari dentro i fori circolari. Con due martellate ben assestate il gioco è riuscito perfettamente, o quasi. Eravamo quasi alla fine dell’inverno, quando le varianti del Covid purtroppo presero il sopravvento. Qualche giorno fa molte regioni sono diventate arancio scuro oppure rosse. Nel caso della Lombardia tutto è cambiato da giovedì a venerdì a lunedì scorso. Giovedì mattina arrivò l’ordine di far portare ai bambini tutto il materiale a casa e l’indicazione che avrebbero potuto frequentare in presenza dva, bes e, a discrezione dei presidi, i figli di key workers, cioè di personale sanitario, insegnanti, trasportatori, ecc… (assomigliava un po’ al “metà alunni in classe e metà a casa” di azzoliniana memoria, ma avendolo proposto il Bianchi tutti tacquero). Subito le amministrazioni locali si affrettarono a riorganizzare le mense. Ne risultò un unico turno per tutti, stravolgendo gli orari di inizio anno. Lunedì, in mattinata, arrivò un chiarimento del Ministero: a scuola niente figli dei key workers, solo dva e bes. Zittiti i sindacati dei lavoratori e le associazioni pro-inclusione, il Ministero proseguì nel far applicare i propri provvedimenti, mentre le amministrazioni locali, considerato il numero ridotto di frequentanti, si videro costrette a cancellare il servizio mensa. Risultato: mattine in presenza e contemporaneamente in dad con chi è a casa come se gli insegnanti fossero Giano bifronte, pomeriggio sia docenti che alunni a casa propria, ognuno usando il proprio pc e la propria connessione, per garantire le lezioni a distanza. Vorrei concludere dicendo che siamo solo al 10 marzo.
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