Pannunzio Magazine ha aperto nell’estate scorsa un dibattito sul ddl Zan  che il voto segreto del Senato ha di fatto bocciato suscitando aspre polemiche. Con questo mio intervento riapro il confronto a cui sono invitati i lettori .Inizio con un intervento a titolo personale che ho scritto con lo scopo di suscitare un confronto tra opinioni diverse che ovviamente verranno tutte rispettate ,come è nello stile liberale di questa rivista. Il ddl Zan  ha rivelato  soprattutto la scarsa capacità di legiferare in modo chiaro e comprensibile a chiunque, anche se questa capacità si è persa ormai  da molte decine d’anni. Molte polemiche sono dovuto ad un giacobinismo linguistico e alla impreparazione giuridica dell’estensore del ddl. Soprattutto quanto è accaduto  ultimamente in Parlamento deve essere meditato, al di là della propaganda strumentale. Restando ai fatti oggettivi, il ddl non aveva al Senato i voti per passare. Dei politici seri, se tengono effettivamente a realizzare quanto dicono di voler fare, devono avere la capacità di trattare ,senza voler imporre il loro testo come fosse un vangelo. Fortuna e Baslini per la legge sul divorzio trattarono in Senato sotto l’arbitrato di Giovanni Leone con i democristiani antidivorzisti. Solo così quella legge passò nel 1970. Ma quella era una classe politica di giganti che non esiste più. La politica è pazienza e capacità di trattare. Chi usa l’arroganza invece dell’intelligenza ,finisce vittima di Calderoli e della Lega che in modo inopportuno hanno festeggiato l’aver fatto saltare, con strumenti  legittimi, una legge che non potevano votare a scatola chiusa. E’ stata anche attaccata la presidente del Senato  Casellati per aver concesso il voto segreto, anche qui una legittima richiesta perché la pretesa di svuotare i poteri del Senato che avrebbe dovuto semplicemente  ratificare e far suoi i testi votati dalla Camera, appare assurda. Il bicameralismo c’è e finché c’è, piaccia o non piaccia, va rispettato. La sconfitta del ddl  Zan è  ascrivibile ai suoi variopinti sostenitori e non all’ abilità più o meno perversa di un’opposizione reazionaria ed omofoba  che non è mai stata in grado di esercitare il suo ruolo in modo efficace. I vari cortei dovrebbero protestare soprattutto  contro  il segretario del Pd Letta in modo particolare che solo molto tardivamente, dopo le Amministrative, si disse disposto a trattare ma non lo fece. Così funziona la democrazia che è l’esatto opposto del giacobinismo di cui l’ex democristiano Letta è diventato il portavoce. Alcuni emendamenti avrebbero potuto garantire un voto largamente maggioritario anche al Senato. Il ddl Zan, per il modo in cui era stato impostato , toccava anche problemi di coscienza che il ddl non sapeva rispettare perché privo del necessario spirito pluralistico. Era, in una parola, profondamente illiberale. I leghisti e FDI lo hanno attaccato per altri motivi, alcuni anche triviali ma era ed è legittima una critica liberale al ddl  sconfitto, ridondante di quello che Raimond Aron definiva l’oppio delle ideologie. I sostenitori  fanatici del ddl Zan che hanno accusato di omofobia ogni critica, hanno dimostrato oltre a faziosità ed ignoranza, la povertà giuridica e culturale che li caratterizza. Pannunzio e anche Pannella li avrebbe irrisi: in larga misura  dei dilettanti allo sbaraglio.