La presidenza americana ha appena compiuto, il 20 gennaio, il suo primo anno e la popolarità di Joe Biden è, secondo gli ultimi sondaggi, ridotta ai minimi termini. Solo il 42% degli americani, infatti, dichiara oggi di approvare il suo operato. Nessun altro presidente del secondo dopoguerra, a 12 mesi dall’incarico, ha mai goduto di un consenso così basso, con l’eccezione del rivale (passato e, potenzialmente, futuro) Donald Trump. Il 2022 si prospetta dunque essere molto complesso per l’inquilino della Casa Bianca. In politica estera le tensioni con la Cina, ereditate dalla precedente presidenza, non si sono placate, il disimpegno statunitense (già avviato da Obama ed accelerato da Trump) ha portato a un ritiro molto discusso (ed impopolare) dall’Afghanistan ed i già difficili rapporti con la Russia si sono ulteriormente complicati a causa della crisi Ucraina. Sul fronte domestico, poi, il cammino del suo programma elettorale è stato assai accidentato. Se può accreditarsi al presidente in carica l’accelerazione del programma di vaccinazioni, i sussidi alle famiglie americane, esauriti lo scorso autunno, erano già stati avviati dal suo predecessore. Ciliegina sulla torta, mentre il mondo si preparava a celebrare il terzo Natale pandemico il Presidente ha trovato sotto l’albero solo il carbone della bocciatura del suo cavallo di battaglia, il “Build Better Act” (BBA). Quel che è peggio, l’imponente programma da quasi 2,000 miliardi di dollari (già ridimensionato dalla iniziale proposta di 3,500 miliardi) è stato affossato dal fuoco amico di un senatore democratico, Joe Manchin, confermando tutte le difficoltà di governare con una maggioranza risicata, da ricercare ad ogni provvedimento in un senato al 50% nelle mani dei repubblicani. Le trattative per cercare di suddividere il BBA in sotto-pacchetti, da proporre ed approvare separatamente, sono in corso e richiederanno tutte le capacità di mediazione del presidente e del suo staff per essere condotte a buon fine. Si troverà molto probabilmente una soluzione “bipartisan” con il GOP (il “Grand Old Party”, il partito repubblicano) che trovi ma ci vorrà molta pazienza e tanto sudore. Per provare ad arginare la perdita di consenso “Amtrak Joe” (così soprannominato per l’utilizzo quotidiano dei treni della principale rete ferroviaria statunitense, la Amtrak, da Washington alla residenza della sua famiglia nel Delaware) si giocherà la carta del “Discorso sullo Stato dell’Unione” il prossimo primo marzo. Il Discorso è stato rinviato di circa un mese per l’emergenza Covid, per consentire il compimento della partecipazione statunitense alle olimpiadi invernali di Pechino (che si svolgeranno tra il 4 ed il 20 febbraio) ma anche, secondo i maliziosi, per consentire al presidente un periodo aggiuntivo per presentarsi con dei risultati positivi di fronte al Congresso a sezioni unite. La partita a scacchi ha in ballo, oltre al supporto alla crescita dell’economia messa in discussione dal binomio insolitamente pernicioso inflazione-Federal reserve (la banca centrale statunitense pronta ad aumentare i tassi, per quattro volte, nel 2022), l’esito delle prossime elezioni di metà mandato, a novembre (storicamente ad appannaggio del partito di opposizione), pochi giorni prima del suo ottantesimo compleanno, che potrebbero rendere il “Potus” (“President of the US”), un’anatra zoppa per tutta la seconda parte del suo incarico. Un percorso in salita che condurrà, al suo traguardo, alle elezioni presidenziali del 2024. Nulla è ancora compromesso ma al partito dell’asinello (il simbolo dei democratici americani) è ben chiaro che “Sleepy Joe” (un soprannome, assai poco benevolo, affibbiatogli da “The Donald” durante la passata campagna elettorale e, più recentemente, per averlo colto con gli occhi chiusi, apparentemente assopito, prima del discorso tenuto alla conferenza sul clima di Glasgow) deve dare una forte sterzata, una sveglia, alla propria azione presidenziale. Il bipolarismo americano è notoriamente caratterizzato da una sana dose di pragmatismo, che garantisce l’assenza di gravi scossoni e bruschi cambiamenti di rotta all’alternarsi degli schieramenti politici, e non ci sono motivi per temere che questo non avvenga anche in quest’occasione con una convergenza sui piani di rilancio economico della principale economia mondiale. Ci sono però tutti le ragioni per seguire la situazione con grande attenzione e quello che ci attende sarà senza dubbi (ancora una volta…) un anno molto interessante. Auguri presidente… Joe Biden.
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