La Calabria è una regione nella quale convivono in una magica fusione antico e moderno, ospitalità e tradizioni millenarie . Ottocento km di coste disegnano il profilo e lo scenario di una delle più belle regioni d’Italia. Visitare la . Calabria è un viaggio in mezzo ai colori ed ai profumi. Non a caso ogni costa, a seconda dei colori, delle alghe, dei profumi, viene definita con un colore: la Costa Viola, la Costa dei Gelsomini, le Sabbie Bianche di Tropea, le Sabbie Rosse di Crotone, tutte mete predilette dei turisti, che sempre più numerosi, giungono alla nostra regione. Si passa da scogliere selvagge a paesi antichissimi che si tuffano a picco nel mare. In questa regione il clima è dolce da aprile a settembre . Dal mare e dalle spiagge assolate, in pochi minuti sì raggiunge la montagna caratterizzata da una vegetazione lussureggiante e ricca di laghi e di acque oligominerali. Il lago Ampollino è uno degli angoli più pittoreschi della Calabria . Boschi, natura incantevole , mare incontaminato, storia, cultura, fanno della Calabria una terra affascinante e ospitale, una terra dai mille colori, che tutti dovrebbero visitare e ammirare. In questa magnifica cornice si inseriscono i borghi storici, veri e propri scrigni di arte , storia e architettura tutta da scoprire. Cetraro, Tropea, Gerace, Chianalea, Altomonte ,Bova, Morano Calabro, sono tra i borghi più belli della Calabria e d’Italia. CETRARO è bellissima: un antico borgo medioevale avviticchiato sulla collina, intrico di vicoli che si affacciano sul Tirreno Calabro subito sotto, dove si accende una marina placida e lucente tutta profumata di salsedine. Ha origini antichissime: fu probabilmente la prima città Bruzia di costa . Quasi certamente il nome Cetraro è dovuto all’abbondante produzione di cedro delle campagne circostanti. L’accesso alla città è segnato da tre possenti porte : di Mare, di Basso, e di Sopra, che testimoniano il tempo in cui la città era una rocca fortificata. Cetraro fu donata dalla duchessa Sichelgaita, seconda moglie di Roberto il Guiscardo, all’abate Desiderio IV Epifanio di Montecassino per ringraziarlo dei buoni uffici prestati da quest’ultimo a Melfi, allorché i normanni si riconciliarono col papa Leone IX. Dal 1806 al 1810 è stata dunque retta dai benedettini di Montecassino . Il culto di San Benedetto è infatti per i cetraresi una tradizione millenaria. Passeggiare nella Cetraro antica è non solo un piacere per la vista, ma anche per l’olfatto che consente al visitatore di percepire ed inalare il profumo di cedro così intenso d’aver dato il nome alla sua costa . Sicuramente il borgo più bello d’Italia è TROPEA, perla del tirreno, che è stata eletta BORGO dei BORGHI 2021. Le origini di Tropea sono antichissime e risalgono addirittura a 500 secoli prima della nascita di Roma. Agli inizi veniva chiamata Portercole. I testi antichi fanno risalire questo nome al leggendario Ercole che fondò l’antica TROPEA quando venne in Calabria per liberare la regione dai giganti, oppure durante i suoi viaggi con gli Argonauti alla ricerca del leggendario Vello d’oro . Tutti concordano che Portercole sia stato il nome della città prima di essere chiamata Tropea ed è sicuro che Tropea deriverebbe dal nome latino Trofeo. Molti storici attribuiscono la fondazione di Tropea a Scipione l’Africano , il quale, dopo la conquista di Cartagine avvenuta nel 209 a.C, sulla via del ritorno a Roma, giunto in questi siti, ordinò la costruzione di una città che battezzò Tropea, che spiegherebbe l’offerta di un trofeo agli dei quale tributo di riconoscenza per averlo assistito nella vittoria. Pochi altri studiosi ritengono che il nome Tropea derivi da Tropis che vuol dire “carena di nave”; Tropea era infatti un porto naturale dove attraccavano molte navi. Tropea sorge sopra una rupe, sotto la quale si estende un mare variopinto, di rara bellezza e trasparenza. Il centro storico è un alveare di viuzze, archi e scorci affascinanti. Dall’affaccio alla fine del Corso lo sguardo precipita su uno strapiombo di circa 60 metri sulla cui parete sono scavate interminabili scalinate che portano giù alla spiaggia con la sua sabbia finissima di color bianco dorato . La vista spazia sulla costa ricca di scogliere alte e rugose che s’incuneano dentro le acque cristalline e dai colori cangianti, dal turchese al verde smeraldo, dall’azzurro tenue con venature violacee al  bleu intenso con riflessi aranciati. E’ la Costa degli Dei. L’ha additata al mondo Giuseppe Berto, che scelse Capo Vaticano per passarvi la vita e l’eternità. Il colpo d’occhio è stupendo. Ad un tiro di schioppo si presenta lo scoglio dell’Isola, che con il suo giardino lussureggiante e la chiesa millenaria offre al visitatore uno spettacolo unico ed irripetibile. All’orizzonte si staglia lo Stromboli maestoso e sprezzante verso le isole sorellastre ammucchiate più a Sud . Alle spalle dell’affaccio sorge il borgo con la Cattedrale Normanna, le chiese e gli antichi palazzi nobiliari dai portali maestosi. Ogni 15 agosto per i tropeani si rinnova una tradizione centenaria, la processione a mare della Madonna con la Sacra Famiglia. La Statua viene portata in processione giù per la collina dell’Isola e poi depositata sul peschereccio più grande. Di qui parte una sacra regata per le onde di Tropea con al fianco centinaia di barche di pescatori e di privati cittadini a far da corona, costeggiando il litorale degli Dei, da Zambrone a Capo Vaticano e poi ritornando davanti all’Isola. Terminata la processione , la Madonna viene riportata a braccia fino alla sua chiesa dove viene celebrata la messa. In serata si svolge poi un concerto in piazza centrale e a mezzanotte vengono sparati mille fuochi d’artificio festosi confezionati per l’occasione dai più grandi maestri fuochisti della Sicilia e della Calabria. Passeggiare nella Tropea antica è una gioia non solo per la bellezza della città ma anche per il piacere di sentire gli effluvi e le fragranze di una cucina molto aromatica che si spande dagli usci quasi perennemente aperti o socchiusi, giacché il clima è dolce anche d’inverno . A parte il pesce freschissimo e i crostacei fatti nei mille modi del sud, i piatti più saporiti e tipici sono gli spaghetti con alici e mollica (ammujcati) , i maccheroni (fìleja) con la ‘nduja, le linguine integrali con alici aglio e peperoncino piccante (stroncatura), patate e peperoni (patati e pipi), melanzane, cipolle, aglio, peperoncino piccante  pomodori e origano. Dolci tipici sono il gelato di Tropea e i mostaccioli, focacce a base di miele d’api o di fichi, mosto cotto, farina e mandorle . Visitando i posti più pittoreschi e suggestivi della Calabria si provano emozioni e sentimenti sempre nuovi e diversi che cancellano in un solo istante tutte le sofferenze e le pene del cuore accumulate nella vita in città. La Calabria non è una terra per palati facili, ma se l’ami è per sempre. Ci sono spiagge bianche e sottili, scogliere, cale e faraglioni in gran parte scoscesi. Bellissima è anche la campagna soprattutto nella piana di Gioia Tauro, con gli ulivi giganteschi che si proiettano verso l’alto fino a sfiorare il cielo, con le piante di capperi striscianti sui muri a secco, con gli alberi di agrumi che si estendono fino al mare. Non vanno dimenticate infine le montagne della Calabria note e famose soprattutto per la tranquillità che offrono , per l’aria pulita e la natura viva e protetta. Le montagne della Calabria rappresentano un territorio di straordinaria bellezza, riconosciuto come patrimonio dell’umanità dall’UNESCO. In Sila e sull’Aspromonte, il paesaggio, in un epoca in cui l’uomo ha contaminato e dato la sua impronta a tutto, è ancora incredibilmente intatto e tra i meno densamente popolati d’Italia. Prati e boschi di notevole estensione e grandioso verde si alternano a dorsali soleggiate e calanchi che sembrano canyon. Fino ai 1000 metri, la montagna è abitata. Ci sono casette montane , poderi, scuole e cappelle che più in alto lasciano poi il posto soltanto a meravigliosi alberi: faggi, ontani, pioppi e abeti bianchi e ancora querce, castagni, carpini e noci in quantità. Fra di essi è possibile vedere in primavera i bellissimi ciclamini rosa e rossi e poi ancora narcisi, gigli, euforbie, felci e agrifogli. In questa splendida, rigogliosa vegetazione, specialmente tra i bellissimi ed estesissimi pini loricati, vivono lupi, cinghiali, lontre, caprioli, aquile reali, picchi verdi e neri e falchi pecchiaioli. Questi ultimi sono presenti quasi esclusivamente d’estate, mentre lepri, cinghiali, lontre e caprioli è più facile che li si vedano in inverno. L’impareggiabile spettacolo di queste montagne, accompagnato magari da eventi di carattere culturale e da un ‘offerta gastronomica ad alto livello, è l’espressione più alta della bellezza perfetta.

Ma non è per la bellezza perfetta della Calabria che si viene qui. In Calabria si viene per sentire un silenzio dimenticato, per smettere di sentire e di iniziare ad ascoltare, lasciandoci alle spalle il cumulo di vaniloqui a cui siamo esposti. La pratica del silenzio non è semplicemente una rigenerazione estetica come la retorica ci induce a pensare. E’ l’esercizio di una disciplina interiore antica, che il cristianesimo ha messo in atto fin dai primi secoli nei deserti. Una esperienza difficile, che mette di fronte le proprie debolezze alle proprie angosce. Si viene in Calabria per immergersi nei profumi antichi della campagna, per perdersi nelle borgate agricole dell’interno, che hanno nomi particolari come ” Calù “, ” La Spina “, ” U Giaccu “, ” San Fili”, “Grecà “, ” Primu Genitu”. Si viene per esplorare un mare incontaminato, mare da cartolina e alla portata di tutti, ma anche mare di lavoro, di fatica, di storia. Lo capisci subito quando arrivi a Taureana, a Scilla, a Tropea, a Pizzo, a Locri o a Roccella. Tutto ciò che c’è intorno a quel mare infatti racconta l’epopea della pesca e della mattanza del tonno. Alla fine del 1800 si tiravano su con le reti, ad ogni mattanza, sette-ottomila tonni. La Calabria vanta ancora oggi una delle industrie di conservazione del tonno più avanzate del mondo. Il mare dì Calabria è anche un paradiso per gli appassionati di archeologia subacquea. Già, perché i fondali di questo piccolo paradiso presentano reperti di fiorenti attività commerciali e rovinosi naufragi, ma anche contese navali rimaste nella storia. Il 9 marzo del 241 a.C., nelle isole Egadi ed in Calabria, si consumò la battaglia navale che mise fine alla Prima Guerra Punica, un quarto di secolo di scontri tra Cartagine e Roma per il dominio del Mediterraneo. Un bagno in queste mitiche acque è una esperienza che non si dimentica. E mentre si nuota, vale la pena alzare gli occhi e osservare le cave sulla costa, testimonianza di un’altra delle attività storiche di questa regione industriosa, l’estrazione del tufo e del caolino. Negli ultimi anni l’attenzione del Dipartimento di Ecologia dell’Università della Calabria si è concentrata anche sulla zona del basso Jonio catanzarese, per la presenza della tartaruga marina ” Caretta Caretta ” che, in queste plaghe, ha trovato un luogo ideale per la nidificazione. Non bisogna dimenticare comunque, l’aspetto storico che cavalca le onde dello Jonio, un mare che nell’antichità portò i Greci in Calabria, dove fecero nascere e fiorire una splendida civiltà . D’altronde a pochi chilometri da Guardavalle, situata al confine della provincia di Reggio Calabria (subito dopo c’è Monasterace), furono scoperti i Bronzi di Riace e oggi questa riviera prende il nome di quegli straordinari reperti che, per secoli sono rimasti nascosti sotto i flutti marini. Esplorando i fondali del mar Jonio, è possibile osservare una miriade di tesori, ma credo che uno dei più importanti siano le praterie di Posidonia Oceanica, pianta che riveste un interesse eccezionale per le forme di vita che può ospitare e per la protezione delle coste dall’erosione. Gli ammassi dì foglie brune cadute, detti “Banquettes” , che possono essere trovate lungo il litorale dopo le mareggiate, sono utilissimi in quanto attutiscono l’impatto delle onde con l’arenile, limitandone l’erosione. La prateria presente lungo la costa antistante Santa Caterina dello Jonio svolge un ruolo essenziale negli equilibri fisici del sistema litorale  aumentando la trasparenza delle acque e favorendo pertanto lo sviluppo del turismo. Non va dimenticato anche il ruolo economico della ” Oceanica ” che costituisce rifugio e ” Nursery ” insieme per numerose specie di interesse commerciale , crostacei, cefalopodi, pesci vari. Tale prateria ospita, tra le specie più pregiate, anche la preziosa ” Pinna Mobilis “, il più grande bivalve presente nel Mediterraneo, specie protetta e minacciata dalla raccolta per il collezionismo. In Calabria si viene infine per fare un bagno con i fanghi terapeutici e cosmetici di Galatro o di Guardia Piemontese . Si viene per osservare il tramonto del sole che solo qua costituisce uno spettacolo unico al mondo.