Il Cash back è un provvedimento, voluto dal Governo Conte, per svecchiare il sistema dei pagamenti degli italiani, spingendoli verso le transizioni elettroniche, quelle con bancomat e carte di credito o con app dal cellulare. Lo fa attraverso un sistema di premi che incentivano questi pagamenti nei negozi a scapito del contante. È, a tutti gli effetti, una politica pubblica, con alcune finalità precise. Alla sua prima iterazione possiamo valutarne i primi risultati. L’obiettivo del Governo è di ridurre l’uso del contante, nei negozi fisici, soprattutto per le transazioni di minore importo. Questo per aumentare la sicurezza delle transazioni, ma anche la tracciabilità ai fini antievasione. Il cash back restituisce il 10% dell’importo degli acquisti, se questi sono almeno 50 in un semestre, per importi unitari computati fino a 150€, con un massimo rimborsabile di 150€, su un acquisto complessivo di 1.500€. Detto in altri termini, per avere 150€ che è il massimo, devo fare almeno due acquisti settimanali da 30€. In tal modo lo Stato mi rimborserà 150€, ma avrà la certezza di incassarne altrettanti, se compro beni con IVA al 10%, 330€ se compro beni con IVA al 22%. Infatti lo scopo ultimo è tracciare le transazioni e ridurre l’evasione fiscale. Pare che un certo numero di negozianti, specie sugli importi minori, non abbia lo scontrino facile. È una buona obiezione affermare che molti lo scontrino lo facevano anche a fronte del pagamento in contanti e che, quindi, per lo Stato non ci sarebbe un vantaggio immediato. Aggiungiamo però che con questo provvedimento si punta a cambiare le abitudini degli italiani, producendo effetti antievasione anche negli anni a venire. Al ministero si saranno fatti i loro conti. Vi è poi un obiettivo di maggiore respiro che è avvicinare il pubblico ad un approccio digitale verso la pubblica amministrazione. Le credenziali SPID aprono le porte a sempre più servizi e la stessa app IO è già impostata per alcuni di questi. Le code alla posta per avere le credenziali testimoniano il successo, almeno su questo fronte. Perché sono esclusi gli acquisti on-line? Perché quelli erano già tracciati, quindi non ci si può aspettare alcun recupero di evasione fiscale da questo lato, inoltre un obiettivo secondario della misura è di incentivare gli acquisti nei negozi in un periodo di particolare sofferenza, dato dalle restrizioni Covid-19. Perché c’è un massimale per cui, di ogni acquisto sono conteggiati solo i primi 150€? Per incentivare l’uso delle carte, sulle fasce minori di acquisto, e per non avvantaggiare i cittadini più benestanti che hanno maggiore propensione ad acquisti più costosi. Vi è inoltre un secondo incentivo, il super premio di 1.500€ per i primi 100.000 italiani nella classifica del numero di transazioni. Evidentemente fa gola a parecchi, perché qualcuno molto zelante ha effettuato decine di transazioni notturne di pochi centesimi ai distributori di benzina, per scalare questa classifica. Ha infranto le regole? Assolutamente no. Era questo il risultato ambito dal Governo? Certo che no. Quindi ci troviamo di fronte ad un esempio di politica pubblica che dà un effetto distorto rispetto agli obiettivi prefissati. La soluzione è cancellare tutto? No, basta inserire qualche regola correttiva: ad esempio un importo minimo di 1€, o 2€, o 5€, attualmente non presente, oppure un limite temporale di cinque o dieci minuti tra una transazione e la successiva, fatta con la stessa carta. Questo è un bell’esempio di come una politica pubblica, tutto sommato banale, possa produrre effetti indesiderati, ancorché perfettamente legali, perché non si sono pensati o immaginati tutti i possibili utilizzi distorti. Con ciò, non si vuole accusare gli ideatori, ma sottolineare il fatto che le norme, come i programmi informatici, hanno sempre bisogno di una fase di correzione (debugging) dopo essere state poste in essere. Per questo, una riforma generale dell’IRPEF, estremamente complessa, richiederà anni di correzioni per poter funzionare bene: è molto improbabile che Draghi, pur con grandi capacità e le migliori intenzioni, riesca a metterla in campo in uno scorcio di legislatura.