Sante Notarnicola, ergastolano ultra ottantenne  in libertà, è stato  un  bandito progenitore delle Br. Tredicenne immigrato a Torino, venne forgiato in una sezione del Pci di Barriera di Milano negli anni ‘50 . Poi il contatto con Pietro  Cavallero e l’ex partigiano comunista Danilo Crepaldi (che conservava  in casa armi del periodo resistenziale), fece scattare in lui l’idea di fare la rivoluzione comunista, ricorrendo alle rapine soprattutto alle banche. Nel corso di queste “imprese” Cavallero e compagni  non esitarono a sparare, uccidendo delle persone. Ricordo tra gli altri il medico Giuseppe Gajottino che nessuno oggi ricorda. Un copione che fa pensare a tanti estremisti che dopo il ‘68 ricorsero alla lotta armata, delinquendo allo scopo di raccogliere soldi per fare la rivoluzione, come dicevano. Cesare Battisti fu uno di questi, ma il numero di terroristi che seguirono l’esempio della Banda Cavallero, la cui paranoica “mente politica“ era Notarnicola, furono tantissimi, fino a far tremare le  stesse basi democratiche della Repubblica. I Brigatisti rossi avevano spesso una cultura universitaria perché sovente  figli papà, Cavallero e soci erano degli operai o sedicenti tali perché con i soldi rapinati cercarono anche di sperimentare la bella vita.
Arrestato e condannato all’ergastolo, Notarnicola creò la rivolta nelle carceri dove fu  incarcerato e tentò anche l’evasione. Si scoprì, malgrado la mancanza di una sia  pur minima cultura,  anche scrittore , trovando in Feltrinelli l’editore (un episodio su cui meditare), e persino poeta. Si può dire che  nella sua vita non si sia  davvero privato di nulla.  Mise su anche un locale a Milano frequentato dall’ineffabile Erri De Luca, sostenitore  ideale e persino in parte connivente con i più diversi terrorismi, anche quello dei Notav. Resta il fatto che fu insieme ai suoi compagni il primo terrorista che imperversò tra Piemonte e Lombardia, generando in modo selvaggio panico e morte tra gente inerme.
Io ricordo bene i titoli di prima pagina  dei giornali di quegli anni, tra la fine dei Cinquanta e i primi dei Sessanta, un periodo felice  di tranquillità e di benessere che Notarnicola e i suoi compagni turbarono con le loro violenze, ammantate da motivi ideologici comunisti che forse non erano neppure in grado di capire se non a livello di irrazionale fanatismo e risentimento sociale. Egli oggi  merita l’oblio perché i criminali non possono continuare a riempire con i loro ricordi le pagine dei giornali dopo decine d’anni, come è ancora accaduto di recente. A voler essere generosi, va dimenticato, non può essere oggetto di articoli dai quali emerga quasi una sorta di epopea raccontata senza inquadrare quelle vicende nel proto terrorismo che insanguinò alcune regioni del Nord Italia. Non dimentichiamo che le Br inserirono il nome di Notarnicola tra i carcerati da liberare nella trattativa scellerata per liberare Aldo Moro. Quindi vedevano in lui un simbolo. Riesce persino difficile comprendere perché sia da anni fuori dal carcere perché risulta difficile cogliere in questo signore dei segni seri di pentimento.  Ma la Legge Gozzini venne fatta anche per venire incontro ai Notarnicola. Infine andrebbe aggiunto che un numero considerevole di comunisti tennero nascoste in casa le armi della guerra partigiana, sempre ben lubrificate e pronte per una impossibile  rivoluzione. Una pagina questa su cui sarebbe il caso di scrivere ed approfondire  in tempi nei quali c’è chi giustifica anche le foibe. Non vorremmo che, seguendo l’ondata di certo volgare revisionismo, potessimo assistere alla beatificazione anche di Notarnicola.