Mi sono già occupato del nuovo libercolo o libraccio di Giuseppe Culicchia dedicato al cugino terrorista e pluriomicida Walter Alasia che ha per titolo “Il tempo di vivere con te”, edito incredibilmente da Mondadori. Si tratta di un libro che in nome di una parentela (che non è certo una colpa) finisce di mitizzare un assassino fanatico, uno dei riferimenti ideali (si fa per dire) dei brigatisti a cui venne intitolata la “colonna“ milanese, quella che ammazzò e sequestro ‘parecchie persone e gambizzò Montanelli . Un nome da lasciare nell’inferno dell’oblio, un cugino di cui vergognarsi. Ma leggendo il libro , viene fuori che l’ammirazione affettuosa per il cugino tradisce una sorta di condiscendenza con il terrorismo da parte del Culicchia, forse anche solo dovuta alla sua evidente incultura storica.
Torno a scrivere di questo signore, che non ho mai letto perché non l’ho mai ritenuto uno scrittore, perché su “La Stampa“ del 31 marzo è apparso un bell’ articolo del suo vicedirettore vicario Paolo Griseri che mette in rilievo senza mezzi termini le ambiguità del Culicchia cugino del terrorista. Va dato atto a Griseri, che è sempre stato una firma intellettualmente libera, di aver riportato le cose alla loro dimensione reale perché “La Stampa“ e ‘ stato il giornale di Carlo Casalegno, vittima delle Br ed è il giornale a cui attualmente collabora anche Culicchia. Griseri scrive che nel libro non si percepisce il confine tra il bene e il male che anche i bambini dovrebbero avere. Il male ovviamente è la violenza omicida, il fanatismo ideologico, il terrorismo che insanguinò l’Italia. E ancora evidenzia come le ragioni del cuore di Culicchia finiscano per equiparare vittime e carnefici “in un magma indistinto “che impedisce di capire da che parte sta Culicchia che dovrebbe essere cresciuto rispetto a quando giocava con il cugino più grande. ”Le pulsioni affettive dei parenti dei carnefici“, come le definisce Griseri, non possono avere il sopravvento sulle valutazioni storiche e politiche relative agli anni di piombo. L’autore ha oggi 55 anni, ma dimostra di non essere affatto cresciuto o, ripeto, sotto sotto ,manifesta una sorta di indulgenza, se non di puerile ammirazione, per le prodezze di Alasia che allarma. L’ Associazione Vittime del terrorismo che in passato ha avuto grandi presidenti in Maurizio Puddu e Dante Notaristefano, dovrebbe prendere una dura posizione. Nessun indice dei libri proibiti, sia chiaro, perché per i democratici tutti i libri, anche il più indecente, hanno diritto a circolare liberamente, ma una condanna politica e storica netta è indispensabile. La pandemia scuote anche le istituzioni democratiche che sono presidio di libertà. Certi libri sono una sorta di pandemia della cultura e sono altamente diseducativi verso i giovani che non hanno vissuto quegli anni che segnarono la notte della Repubblica, di cui è stato protagonista sanguinario il caro cugino Walter. Il Centro Pannunzio, che ebbe in Carlo Casalegno uno dei suoi fondatori, esprime tutta la sua indignazione verso una piccola operazione editoriale che squalifica in modo irrimediabile la Mondadori di oggi.
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