Un anno fa il “Magazine” benevolmente accettò un mio scritto nel quale ironizzavo su certi “diritti”. Avevo nel mirino quei “diritti” che diritti non sono, in quanto nessun potere è in grado di assicurarli, come l’esperienza insegna, e che pure sono scritti in Costituzioni varie: diritto alla casa, al lavoro, alla salute….  Esistono, come si sa, altri diritti che sono una cosa seria, superfluo elencarli. È da questi che vorrei riprendere il discorso, soffermandomi su un aspetto particolare: la loro salute nelle situazioni di emergenza. In tempi recenti la pandemia Covid-19 ci ha privati di diritti già per noi scontati. L’obbligo di vaccinazione per certe categorie era (è) una ferita a quella conquista secolare che è l’Habeas Corpus, ma trovava una forte giustificazione: eravamo in una situazione di emergenza. Ecco allora la parola chiave: emergenza. Qualcuno ha esaminato i bollettini di guerra degli anni 1940-43, e ha constatato che in un paese democratico come l’Inghilterra “abbellivano” la realtà non meno che in un paese a regime dittatoriale, come il nostro. Ma l’emergenza appiattisce certe differenze. La guerra è guerra… In Francia, per fare un altro esempio, la legge sui «foulards islamiques» (divieto di portare il velo in certi ambiti) è manifestamente illiberale. Quale è l’emergenza? Naturalmente, è la strisciante islamizzazione della società francese, che la Francia “non-musulmana”, ancora maggioritaria, quella col mito di Vercingetorige, non accetta. Ricorda qualcosa? Ah già, il paradosso di Popper: un sistema che ha nella sua dottrina la tolleranza erga omnes è destinato ad essere travolto dall’intolleranza, e può sopravvivere solo se, paradossalmente, pratica l’intolleranza nei confronti dell’intolleranza. Il tema “democrazia dell’emergenza” pone – tra altri – il problema di decidere a chi spetti di decidere che cosa è emergenza e che cosa non lo è. È qui il punto. Nel caso dei “foulard islamiques”, a decidere è stato – di fatto – il demos. I detentori del potere, in un sistema nel quale sono periodicamente sottoposti al vaglio elettorale, non possono fare scelte elettoralmente suicide. E allora, può il popolo produrre liberamente una “democrazia non democratica”? No, per la contradizion che nol consente, visto che democrazia significa “potere del demos”, cioè del popolo.  Se una legge è promossa dal demos è democratica per definizione, Convinti? No? Nemmeno io, ma non so se sia il caso di dirlo in giro. Quella legge calpesta un diritto e resta illiberale, comunque, e i Francesi farebbero bene a ricordarsene quando in materia ci ammoniscono col ditino alzato. La “democrazia dell’emergenza”, con la associata limitazione di diritti considerati intangibili, è diventata un tema importante di riflessione politica. Forse perché di emergenze è sempre più ricca la quotidianità come ben sappiamo. Il discorso sui diritti mi ha innescato un pensierino notturno. Forse il sistema democratico, caratteristica e vanto del mondo occidentale, funziona bene nel tempo di pace, quando le tensioni sono moderate. Ma la pace è finita insieme all’Unione Sovietica nel 1989, quando è cominciata la guerra vera per il potere planetario, Ce lo ricorda il rumore di ferraglie che arriva da oltre Carpazi. da un bosco d’alabarde, d’uomini e di cavalli.