Il mio primo esame all’Università di Torino fu quello di Estetica sostenuto con Gianni Vattimo che fu molto buono con me: mi fece parlare liberamente, vide la mia emotività al primo esame e mi promosse con un 27 non meritato. Ho poi avuto diverse occasioni di incontrarlo e di ascoltarlo, anche se le sue scelte sono sempre state distanti dalle mie. Ci furono occasioni di dialogo, senza mai andare oltre ad una certa formalità. Un discorso diverso quello con Luigi Payreson e con Giuseppe Riconda di cui sono diventato amico. Una mia collega “filosofa“ presentò negli anni ‘80 Vattimo come un maestro di laicità perché il suo “pensiero debole“ poteva prestarsi ad essere letto come il rifiuto delle metafisiche religiose. In effetti il suo non fu un rifiuto delle metafisiche ideologiche e delle vulgate. In Vattimo anzi ci fu un’adesione sempre più marcata alla sinistra ideologica e giacobina con ampio recupero del pensiero di Marx. Il suo iniziale cattolicesimo che lo portò ad essere dirigente dell’Azione Cattolica, era rimasto in fondo al suo pensiero soprattutto quello degli ultimi anni. L’adesione ad una sinistra radicale Vattimo la senti non in contraddizione con un Cattolicesimo che trovava in Papa Francesco una visione religiosa a cui Vattimo si sentiva vicino. Ci fu anche un tempo in cui Vattimo fu un seguace provvisorio di Pannella, ma la sua adesione ai radicali fu breve perché essenzialmente legata alla dichiarazione pubblica della sua omosessualità quando era preside della Facoltà di Lettere. Vattimo e Pannella furono profondamente diversi, direi incompatibili. Il liberalismo di Pannella fu estraneo al pensiero di Vattimo. Ad esempio, le posizioni contro Israele lo stanno a dimostrare. Credo che il pensiero di Vattimo sia destinato ad entrare nella storia della filosofia come neppure Abbagnano è riuscito a fare malgrado gli intenti apologetici dei suoi allievi e presunti continuatori. In quale misura il suo pensiero abbia inciso, lo vedremo sui tempi lunghi. Oggi il suo migliore allievo, Maurizio Ferraris, ha di gran lunga superato il maestro. L’impegno militante come deputato europeo ha un po’ guastato il percorso filosofico di Vattimo . L’ultima volta che ci incontrammo fu in un negozio di computer di Via Mazzini: discutemmo piacevolmente di laicità e laicismo e ci trovammo ancora una volta in dissenso. Io sostenni la tesi di Bobbio sul laicismo incompatibile con la laicità, Vattimo ritenne che le mie posizioni fossero troppo rigide , anche io gli obiettai che il marxismo era una scelta agli antipodi della laicità. Resta una grande figura dell’ateneo torinese che vede in lui un maestro di fama internazionale che ha oscurato gli allievi di Abbagnano Rossi e Viano. Vattimo fu anche coraggiosamente contrario a certe esibizioni LGBT che riteneva volgari. Anche in questa occasione ebbe il coraggio di andare controcorrente. Il suo pensiero critico ci mancherà.
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