Quante volte abbiamo sentito questa frase o l’abbiamo detta, durante un approccio sessuale con il partner; purtroppo nei rapporti di coppia, uno degli aspetti che “paga” di più le conseguenze della routine e del tempo che passa, è l’intesa sessuale. Molti psicoterapeuti di coppia o sessuologi sentono spesso le stesse frasi: «stiamo bene anche senza fare sesso», «io ho voglia di fare l’amore, ma lui/lei non ne ha mai e mi respinge…», «non facciamo sesso, ma non abbiamo problemi, perché il nostro rapporto si basa su altro.»

Purtroppo non è proprio così, perché il sesso è uno dei leganti fondamentali nella coppia, che unisce, appaga, stempera le tensioni e produce ossitocina, l’ormone della famiglia, cioè il legante chimico che ha permesso ai mammiferi, negli ultimi 200 milioni di anni, di restare assieme e occuparsi della prole, garantendone la sopravvivenza. Comprenderete quindi come è antica e profonda l’importanza di questa componente. Il desiderio sessuale non corrisposto diventa un grosso problema se perdura e va affrontato, perché può fare emergere attriti fuori dalla camera da letto.

Gli psicologi sostengono che la persona con il desiderio più basso controlla la relazione sessuale: nessuno osa ammetterlo, ma è così; non vuol dire che il partner meno desideroso sia autoritario, manipolatore o falso, semplicemente se non è in vena, alla fine non si farà sesso. Questo comportamento però produce due effetti collaterali: chi si rifiuta si aspetta di essere compreso e la sua decisione accettata senza recriminazioni o lamentele, perché ha delle ragioni che ritiene validissime e si aspetta che l’altro resti fedele nella relazione, anche in assenza parziale o totale di sesso. Inoltre, chi non ha voglia di fare sesso o ha minore desiderio, spesso non comprende come mai l’altro cerchi ostinatamente il contatto fisico. Spesso i partner non interessati consigliano all’altro di masturbarsi, perché la considerano un’esigenza solo fisica, un semplice impulso biologico, di cui si può fare tranquillamente a meno.

Invece non è affatto così psicologicamente: il sesso può sembrare solo appagamento fisico ma in realtà è molto più di questo. Il contatto fisico ha il potere di far sentire il partner amato, desiderato, attraente, importante e, soprattutto, legato al ruolo nella coppia di “marito” o “moglie”. Quando la relazione è senza contatto fisico, i partner respinti possono vivere sentimenti di profonda solitudine, depressione e rabbia.

Nei molti anni della mia professione mi è spesso capitato, e accade tutt’ora, che i pazienti si confidino sui problemi legati alla sfera sessuale e quasi tutti si sentono rifiutati dal partner. Solitamente sono le donne a subire un calo di desiderio legato alla gravidanza, ai figli piccoli da accudire, che assorbono energie fisiche e mentali e, soprattutto, alla menopausa, momento cruciale di trasformazione della sfera sessuale femminile.

Purtroppo esiste anche il rifiuto del partner per il cambiamento fisico dell’altro, soprattutto se prende peso.

Uno dei problemi maggiori è che siamo indotti a fare sesso solo se veniamo “risvegliati”, cioè toccati, stimolati fisicamente e mentalmente ed entriamo in uno stato di eccitazione, mentre nell’immaginario di tutti si prevede che prima del rapporto sessuale ci sia obbligatoriamente il desiderio, quello stato in cui un pensiero o un sentimento spontaneo e casuale ci fanno venire voglia di fare sesso, mentre si sta facendo altro –atteggiamento tipico dell’età giovanile, difficilmente ritrovabile in una coppia stabile-.

Riportando dei dati, si stima che il 75% degli uomini – ma solo il 15% delle donne -, provi un desiderio spontaneo; non significa che le donne non abbiano voglia, semplicemente avendo una sessualità più mentale che fisica, prima hanno bisogno di qualcosa che le «accenda»: corteggiamento, baci, coccole, parole giuste.

La vita sessuale di una coppia va comunque manutenuta, pensata, occorre lavorarci assieme e richiede volontà di farla funzionare, voglia di giocare e di sperimentare, apertura mentale, ascolto dei desideri e delle fantasie del partner, conoscenza reciproca del corpo e abbandono di tutto quello che sta fuori della camera da letto, soprattutto incomprensioni e tensioni di vario genere. Se così vien fatto, l’essere in vena di sesso non sarà il prerequisito, perché il desiderio può arrivare grazie a tutto quanto detto prima.

Questo è particolarmente vero per le persone che provano un desiderio reattivo, cioè non sono spinte da un impulso auto prodotto ma rispondono molto bene agli stimoli: decidere di farlo e di coinvolgere il partner può diventare un’esperienza sessuale reciprocamente piacevole, che porta a ulteriori benefici nella relazione.

Posso concludere dicendo che, se proprio non vogliamo saperne di ricucire lo strappo al desiderio sessuale di coppia, dobbiamo diventare possibilisti su nuovi tipi di rapporto che possono andare dal consensuale rapporto “bianco”, in cui la relazione attinge energie da altri interessi, comune alle coppie più avanti con gli anni, alle “distrazioni” sessuali saltuarie del partner, che però richiede molta maturità e solidità tra i due. Ultima e più difficile situazione, vivere una separazione per la nascita di un nuovo interesse del partner per una nuova figura emotiva, comunemente detto “tradimento” o nuova relazione.

Credo che ognuno possa lavorare sulla questione secondo il proprio convincimento, l’indole e il carattere; auspico a tutti quelli che vivono il calo di desiderio di trovare la giusta soluzione, che stia bene ad entrambi, senza che questa prevarichi l’altro o crei inutili dolori.