Ricorrere a certe espressioni solo perché ritenute di uso comune è sbagliato. Fare alcune cose perché “così fan tutti” è un errore. Lina Sotis, nel suo Bon Ton (ed. Mondadori, 1984)  elenca una  cinquantina di casi assolutamente da evitare. Ci limiteremo  a riportarne alcuni, sui quali è impossibile transigere. Dire “piacere” quando uno si presenta  o viene presentato. Mettersi il foulard da tasca uguale alla cravatta. Mandare fiori anonimi. Sedersi incrociando le braccia dietro la testa, esibendo le ascelle. Chiudere  la porta di casa appena l’ospite ha varcato la soglia: si aspetta che sia salito in ascensore o abbia sceso i gradini. Usare troppo frequentemente le espressioni di moda: allucinante, naturalmente, insopportabile. Tagliare il pesce con il coltello. Usare gli stuzzicadenti. Mettere continuamente  le mani nei capelli, abituale comportamento di un noto critico d’arte e uomo politico.  In questo caso ci possono venire in aiuto il gel e il parrucchiere. Imbucare gente  in un ricevimento: accertarsi, prima, che  le persone siano gradite al padrone di casa. Telefonare durante  l’ora dei pasti. Al telefono, prima di chiedere della persona desiderata, dire chiaramente  nome  e cognome. Esordire con “pronto, chi parla?” Non eccedere con “cara” “caro”, “tesoro” o “amore”. In una coppia, che  passeggia sotto la pioggia, è sempre lui che tiene  l’ombrello. La barba  incolta  se fa tanto intellettuale non deve  mascherare sciatteria o scarsa pulizia. L’uomo non userà mai i calzini corti. Recentemente una  nota  influencer li ha sdoganati, bianchi, con i sandali: vale solo per le donne, non per gli uomini. In  voga tra i parvenu attaccare alle pareti ritratti di falsi antenati. Di solito, comperati da  un antiquario. Discendenze improbabili e facilmente smascherabili. Chiamare il cameriere ad alta voce, si aspetta che si avvicini per ordinare. Se il servizio lascia a desiderare, segnalarlo al proprietario o cambiare ristorante. Mai dire: mi saluti la sua signora. E’ corretto: mi saluti sua moglie. “Lei non sa chi sono io” è una frase che nessuno può permettersi di pronunciare, men che  meno i politici. Una donna, se non si tratta di una ragazzina, è sempre una signora. A tavola, non si dice “buon appetito”.