L’hanno chiamato “Decreto Fuortes”, un decreto studiato ed approvato in fretta e furia nel CdM del 4 maggio, dal nome dell’A. D. della Rai, prossimo a cambiare Azienda o meglio oggetto di un” promoveatur ut amoveatur”. La ratio della legge è quella di definire un limite di età, 70 anni per l’esattezza, per i Presidenti di Fondazioni Culturali, Soprintendenti di Enti Lirici, Musei, oltre il limite del secondo mandato. Questo ultimo aspetto può avere anche una sua ragionevolezza per evitare la presidenza a vita ma il fatto più inquietante invece, è il limite d’età. Un decreto che non tiene conto dei tempi odierni, per cui un settantenne è come un cinquantenne di una volta a meno che lavori in miniera. I casi nello spettacolo sono talmente tanti, che mi porterebbe ad un lungo noiosissimo elenco. Prosa, cinema, canto, varietà intrattenimento, giornalismo sono pieni di ultrasettantenni ultra ottantenni e la loro vita lavorativa è tutt’altro che leggera, tra prove, spettacoli, tournée massacranti. Nelle Professioni l’elenco è altrettanto corposo di commercialisti, avvocati, ingegneri, architetti, medici. Cito due nomi a caso che mi vengono in mente l’architetto Renzo Piano 85 anni ed il più famoso degli avvocati, Franco Coppi 84 . Per stare vicino a noi, mi sembrano più che attivi, brillanti, preparatissimi alcune personalità torinesi di spicco come Gianni Oliva ed Enzo Ghigo tutti al vertice di Associazioni, Enti prestigiosi Abbiamo poi un Presidente della Repubblica iperattivo ed un sottosegretario alla Cultura, Sgarbi ultracinetico. Il cambio di vertice di direttori di grandi giornali, in virtù del rinnovamento, non ha giovato agli stessi, che già prima della rivoluzione internet, avevano subito un calo impressionante di lettori. Giorgia Meloni non deve ripetere l’errore di Matteo Renzi che, nella furia di rottamare ha rottamato anche se stesso, trascinando poi un partito dal 32 al 18 %. Ciò che deve seriamente preoccupare invece, è il nepotismo, le famiglie allargate al potere, la mancanza in alcuni casi di merito e le prebende smisurate. La logica di “colpirne uno per colpirne cento”, non appartiene storicamente a tutto il percorso politico di Giorgia Meloni e un rapido dietrofront su questo illogico decreto, non potrebbe che essere un atto di equilibrio e giustizia.
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