Il 15 aprile 1944 venne assassinato in modo proditorio  a Firenze sull’uscio di casa Giovanni Gentile, uno dei più grandi pensatori europei del secolo scorso, ministro della PI, autore della riforma della scuola italiana, grande organizzatore di cultura, pensiamo alla” Treccani“ a cui chiamò a collaborare tanti antifascisti. Aderì al fascismo, rompendo l’amicizia con Benedetto Croce, aderì riluttante alla RSI, cercandosi la morte, anche se a lui non si possono attribuire atti di violenza , ma semmai il velleitario ma nobile tentativo di una pacificazione tra italiani. Ho partecipato per anni alle giornate gentiliane di Castelvetrano, la sua città di origine che contribuirono a sdoganarne il ricordo, come un convegno che promossi nel 2004 all’Università di Torino  incredibilmente senza suscitare le solite lamentazioni dell’Anpi.
Gentile è stato un grande e la cultura e la scuola gli debbono moltissimo. La sua riforma della scuola in parte regge ancora oggi la scuola italiana  anche per l’incapacità dei  suoi successori a riformarla .
Restano due punti sui quali non si può concordare con lui: lo stato etico- a cui neppure Mussolini pensava perché guardava a Machiavelli  -alternativo allo stato laico – liberale cavouriano e l’idea che il
Fascismo fosse il completamento e il coronamento  del Risorgimento, mentre ne fu l’antitesi.
In origine Gentile era un liberale conservatore come ce n’erano molti alla fine dell’800. Forse aveva  subito  il fascino delle critiche giornalistiche di Alfredo Oriani, per dirla con Adolfo Omodeo. Poi con la I Guerra mondiale il suo pensiero svolto ‘nettamente  a destra e sfociò naturaliter nel fascismo.
Ogni osservazione negativa su di lui non giustifica però  il suo assassinio voluto dai GAP. Anche il CLN di Firenze formato anche da suoi ex allievi, condannò la vile aggressione. E’ sepolto fra i grandi italiani nel tempio di Santa Croce a Firenze in una posizione secondaria. Una volta vidi un aspirapolvere e oggetti per la pulizia depositati sulla sua tomba. Una cosa vergognosa, forse opera dei piccoli  nostalgici dei gappisti che lo uccisero.