Alexander Fleming, lo scopritore della penicillina, premio Nobel per la medicina, fu capitano durante la Prima Guerra Mondiale. 90% dei soldati moriva per le infezioni provocate dalle ferite. Questa esperienza lo aiutò nella sua ricerca di uno strumento per combattere le infezioni. Nella storia dell’umanità gli uomini hanno sempre saputo trarre dalle difficoltà e dalle tragedie gli strumenti per poter guardare avanti. Sarà così anche per questo virus che sta modificando le nostre vite e provocando la morte nel mondo e nel nostro Paese. Intanto questo momento ha dimostrato quanto sia prezioso il nostro sistema sanitario pubblico, equo ed universale, cioè accessibile a tutti, indipendentemente dal reddito e dalla condizione sociale. Un’occasione per riflettere sul valore del nostro Pronto Soccorso: non sarà più ammissibile dopo questa esperienza avere pronto soccorsi con le barelle nei corridoi, con i familiari in piedi ad aspettare una visita che può arrivare anche dopo sette/otto ore. Questa esperienza ha dato valore e luce a quei medici che sono sempre stati in seconda linea, ai microbiologi, ai biologici, ai medici di laboratorio. Ha ribadito la necessità della rianimazione per garantire ai pazienti più gravi la possibilità di continuare a vivere. Questa esperienza è la testimonianza del valore di tutto quel personale che non è laureato in medicina ma senza il quale nessun sistema sanitario sarebbe possibile: infermieri, tecnici di laboratorio, in primo luogo e tante altre professioni. A questi uomini e a queste donne sono affidate le nostre vite e quelle dei nostri cari. Ne stanno facendo buona cura.