Mi tocca parafrasare il titolo di un film del 1972 di Luis Bunuel (Il fascino discreto della borghesia), per descrivere la vicenda che mi accingo a narrare, ma forse ci vorrebbe Ionesco col suo teatro dell’assurdo o un redivivo Gilberto Govi che col suo umorismo, magari innaffiato da buone dosi di sarcasmo, mettesse alla berlina certa gente. Ho citato Govi non a caso, poiché la vicenda si svolge proprio a Genova. Quest’anno ricorre il centenario della fondazione, a Genova appunto, della Moto Guzzi, un vero mito italiano. Uno dei suoi fondatori è stato il genovese (anche se nato a Venezia), Giorgio Parodi (1897 – 1955). Questi partecipò da volontario alla Prima Guerra Mondiale, arruolato nella Regia Marina. Qui si guadagnò ben tre Medaglie d’Argento al Valor Militare (all’epoca le Medaglie d’Oro venivano conferite, di norma, quasi esclusivamente alla memoria); quando, nel 1923, venne costituita la Regia Aeronautica, egli transitò in quel ruolo. Allo scoppiare della Guerra d’Etiopia venne richiamato (non partì volontario) e, rischiando la vita perché combatté sul cielo di Addis Abeba contro i reparti etiopi di stanza all’aeroporto, non certo bombardando civili inermi come qualcuno vorrebbe farci credere, guadagnò una Medaglia di Bronzo al Valor Militare. In Africa Orientale non rimase comunque molto e, a parte il combattimento aereo di Addis Abeba svolse più che altro attività addestrativa e ricognitiva. Fu richiamato anche allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale e qui ebbe modo di ricevere altre due Medaglie d’Argento al Valor Militare, una per un’azione sui cieli di Tolone e l’altra per un’azione in Africa Settentrionale, a causa della quale perdette un occhio. Ce ne sarebbe abbastanza per definirlo un Eroe, o no? Oppure dobbiamo definire eroi solo Moranino e qualche suo altro sodale? Oltre all’attività militare (è inutile sprecare parole sulle sue attività e capacità imprenditoriali) va ricordata anche l’attività, tutta documentata, di benefattore e filantropo nel dopoguerra. Ma, evidentemente, tutto ciò non basta a renderlo simpatico a chiunque. Qualche giorno fa è stata inaugurata a Genova una statua a Giorgio Parodi, opera dello scultore marchigiano Ettore Gambioli. Si è trattato di una cerimonia davvero significativa, a dispetto del maltempo, ma vi sono stati degli strascichi molto poco simpatici. Prima si è scagliata contro il monumento una reduce delle “radiose giornate” genovesi del G8, poi una consigliera comunale piddina, poi un sedicente storico dell’arte e poi, alla fine, ha dato gran fiato alle trombe l’ANPI, secondo cui Parodi è andato in Africa a bombardare donne e bambini inermi (ma questi, ci sono o ci fanno? O tutt’e due? Per affermazioni così gravi bisogna avere le prove, imparate da Pansa che, pur non essendo uno storico di professione, poteva provare tutte le affermazioni contenute nei suoi libri, tanto è vero che non si è beccato neppure una querela per quanto ha pubblicato su certe eroiche imprese tra il 1943 ed il 1945…). Inoltre, il monumento raffigura Parodi con l’uniforme “fascista”, che sarebbe, per inciso, quella della Regia Aeronautica, altre uniformi gli aviatori dell’epoca non potevano portare. Io ho avuto occasione di conoscere figlia e nipote di Giorgio Parodi, poiché questi sposò la contessina Elena Cais di Pierlas, dello stesso ceppo dell’insigne storico nizzardo Eugenio Cais di Pierlas, i cui studi sul Medioevo della città natale e dell’estrema Liguria occidentale fanno testo ancora oggi e sulla cui figura ho organizzato un convegno a Bolzano nel 2015. Io non pretendo di essere uno storico del livello di Eugenio Cais di Pierlas, ci mancherebbe. Ho però il difetto, quando scrivo di un qualsiasi argomento, di documentarmi, proprio per evitare di fare brutte figure, al contrario di certi figuri cui prima accennavo. E, guarda un po’, mi è capitato per le mani un libro in cui si dimostra che, tra il 1943 ed il 1945, molti operai della Guzzi, partigiani o comunque antifascisti, vennero salvati proprio per l’azione discreta, compiuta dietro le quinte, di Giorgio Parodi. Chissà se almeno questo andrà bene ai bonzi dell’ANPI? Temo di no…
Di seguito la manifestazione dell’inaugurazione: