Eugenio Scalfari ci ripropone, di fronte alle polemiche relative al Concordato tra Stato e Chiesa, un suo vecchio articolo sulla laicità nell’Italia risorgimentale che appare assolutamente e totalmente lontano dall’oggi. Basta ricordare quello che Vittorio Gorresio definì il “Risorgimento scomunicato”, per comprendere che l’opposizione di Pio IX al processo risorgimentale comportò frizioni tra Stato e Chiesa culminate con la presa di Roma capitale nel 1870 che sono storia, ma non motivo di dibattito politico. La Legge delle Guarentigie garantì la libertà della Santa Sede nella Roma diventata capitale del nuovo Regno. Poi ci furono diversi tentativi mancati di conciliazione fino a giungere al 1929 quando Mussolini pose fine alla Questione Romana e firmò il Concordato contenuto nei Patti Lateranensi. La laicità risorgimentale era nutrita di anticlericalismo a cui dopo l’unificazione si aggiunse anche la Massoneria che però fu estranea alla fase risorgimentale , come dimostrò Alessandro Luzio. Ma anche questa è storia remota e irripetibile. Si sarebbe pensato che la Costituzione della Repubblica avrebbe superato i Patti Lateranensi, che invece vennero richiamati nell’articolo 7 del testo costituzionale con il voto determinante del PCI. Questa scelta impedì l’ipotesi del separatismo tra Stato e Chiesa che in effetti non fu mai applicato In modo rigoroso neppure nell’Italia liberale. Nel 1984 Bettino Craxi rinegoziò un nuovo testo concordatario che eliminò le parti del Concordato del 1929 in conflitto con la Costituzione. Solo piccole minoranze furono contrarie in linea di principio ai Concordati: da Benedetto Croce a Marco Pannella. Oggi c’è chi vorrebbe , prendendo spunto dall’intervento della Chiesa sul ddl Zan, denunciare unilateralmente il Concordato. Posizione legittima ma velleitaria, come dimostra la storia e la prudenza politica ben rappresentate dalle parole sulla laicità dello Stato del Presidente Draghi in Parlamento. Anche le confessioni non cattoliche in Italia godono di intese che sono figlie del Concordato del 1984. Dire che l’Italia non è più un Paese cattolico non giustifica il superamento quanto meno di un‘intesa perché il Vaticano – piaccia o non piaccia – è uno Stato inserito nel cuore di Roma. Auspicare una frattura nei rapporti fra Stato e Chiesa cattolica in nome di un astratto separatismo, significa disconoscere la realtà. L’impressione che si trae leggendo certi articoli e certi discorsi da bar è che più che di fronte a spirito laico – come lo definiva Bobbio – ci troviamo davanti ad un anticlericalismo che si fonda sull’ateismo, sul pregiudizio antireligioso e su una certa ignoranza dei grandi pensatori laici ,per rimanere in Italia, a partire da Francesco Ruffini. Ho letto infatti espressioni che ricordano “l’Asino“ di Podrecca, anche se i loro autori forse non sanno nulla di quel giornale. Oggi viviamo in una crisi globale in cui tutti i valori sono sottoposti, più che a una critica radicale, alla loro negazione. Viviamo in una società liquida, nichilista in cui pare aver prevalso il “pensiero debole“ di Vattimo che pure rivendica in modo un po’ confuso anche il suo marxismo radicale degli ultimi vent’anni. In questa società apparentemente dal ventre molle in cui sembra prevalere il relativismo e lo scetticismo ,si è imposta con crescente arroganza una sorta di “pensiero unico” che è fortemente intollerante ed è l’esatto opposto della laicità intesa come rispetto di tutte le idee, anche quelle più lontane dal nostro modo di pensare. Il meglio della storia europea ci indica una strada in cui la libertà è il valore prioritario. Gli intolleranti di tutti i tipi vanno denunciati per quello che sono. Vedere la laicità come problema legato a situazioni contingenti rivela miopia e incultura. Il futuro della laicità si misurerà ad esempio nel rapporto con il mondo islamico che resta molto distante dalla civiltà europea e dai modi di vivere occidentali. La vera sfida sarà in quella direzione. Proprio coloro che vogliono praticare l’accoglienza ai migranti devono guardare avanti perché qualunque ipotesi di integrazione passa attraverso la laicità che non ha nulla da spartire con quella evocata da Scalfari. Sconfiggere il pensiero unico, ripristinando il diritto al pluralismo delle idee ed affrontare il problema dei rapporti con l’Islam sono i compiti ardui che devono porsi i laici nel prossimo futuro, andando oltre gli stereotipi del passato.
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