La scuola sta finendo e un anno se ne va. Quest’anno scolastico, che era iniziato tra incertezze e timori per i possibili e prevedibili contagi tra i banchi, è ormai giunto al termine. Dal nido alla prima media, i contraccolpi dell’epidemia non si sono fatti sentire troppo intensamente. Eccettuato il famigerato periodo di lockdown, che ha gettato nello sconforto i numerosi genitori lavoratori, si è potuto frequentare e fare lezione con una certa regolarità. Malgrado le classi chiuse per precauzione. Malgrado le quarantene, più frequenti nella fascia 0-6 che altrove. Malgrado il distanziamento e le regole ferree da seguire per limitare la trasmissione della malattia. Malgrado tutto ciò, siamo arrivati alla fine senza riportare ferite formative troppo gravi da non poter essere, almeno in parte, sanate nel corso dei prossimi anni (si spera). È andata peggio dalla seconda media alla quinta superiore, dove le lezioni sono proseguite a singhiozzo, un po’ in presenza e un po’ a distanza. Con un tutti-a-casa-davanti-al-pc alternato a un tutti-a-scuola, no, solo metà-a-scuola-e-metà-a-distanza anzi, no, tutti-a-casa. Insomma, un gran minestrone reso ancor più variegato e saporito dalle differenti direttive regionali, provinciali, locali e di ogni singolo istituto. Che dire? Viva l’autonomia. Anche se, a volte, potrebbe sembrare un po’ anarchica. E parrebbe che questo copione si potrà rivedere a breve messo in scena con l’applicazione delle norme sul green-pass, a proposito delle quali ogni regione potrà legiferare indipendentemente dallo Stato Centrale. Ma torniamo alla scuola. Giugno ci porta aria non solo di scrutini, di pagelle, verbali e mille scartoffie da compilare; ma anche di vacanza, estate e voglia di stare all’aperto. Di non essere più obbligati a ripetere ogni giorno: “State distanti! Non si toccano gli altri! Non ci si scambia il materiale…”. Di non ritornare a queste condizioni a settembre. E l’augurio è che questa pandemia se ne voglia finalmente andare via, lasciandoci la possibilità di stringere mani, dare pacche sulle spalle e vivere come prima. In presenza. Ma presenti veramente.

Da Bergamo,

Ilaria Rizzinelli