Nel Fedone Platone descrive quella che , con un’immagine emblematica ,chiama la ” seconda navigazione “, che lo ha portato alla scoperta della vera causa delle cose. Si tratta di una metafora desunta dal linguaggio marinaresco ed indica quella navigazione che si intraprende quando cadono i venti, non si può più navigare con le vele e la nave rimane ferma : in tale circostanza si deve porre mano ai remi , e in tal modo , con la forza delle braccia , si esce dalla situazione prodotta dalla bonaccia .
La ” prima navigazione ” fatta con le vele al vento corrisponde al tragitto compiuto da Platone sulla scia dei naturalisti e con il loro metodo , che lo ha lasciato in posizione di stallo .
La ” seconda navigazione ” , più faticosa ed impegnativa , é quella condotta con il nuovo metodo dei ragionamenti che portano al trascendimento della sfera del sensibile e alla conquista del soprasensibile .
Questo passo è” una pietra miliare nella storia del pensiero occidentale”, in quanto ne segna una svolta decisiva , e costituisce ” la prima dimostrazione razionale dell’esistenza di un essere oltre quello sensibile , ossia di una realtà soprasensibile e trascendente ” .
I problemi più importanti della filosofia secondo Platone sono legati al dilemma della generazione , della corruzione e dell’essere delle cose , e in particolare al problema di fondo del perchè esse nascono , perchè si corrompono , e perchè sono . Platone dice di essere partito da questi problemi di fondo e di aver cercato di risolverli seguendo le indagini condotte dai filosofi naturalisti . Ma , rimanendo nell’ambito dell’indagine della natura propria di questi filosofi , le risposte a questi problemi risultavano di carattere puramente fisico-naturalistico . La vita deriverebbe dai processi del caldo e del freddo . Il pensiero deriverebbe dal sangue , o dall’aria , o dal fuoco o dal cervello come organo fisico . E in modo analogo si spiegherebbero tutte le altre cose . Ma in realtà questi tipi di spiegazione risultano essere inconsistenti e contradditori e creano difficoltà dalle quali non si può uscire e, dunque, portano nello stallo della immobile bonaccia . Fra i filosofi naturalisti Anassagora , con la sua dottrina dell’ Intelligenza , sembrava aver intuito la vera causa delle cose . Ma a questa affermazione non seppe dare adeguato fondamento . Il metodo di ricerca di carattere naturalistico che egli seguiva , non poteva permetterlo . In effetti , affermare che l’Intelligenza é la causa che ordina e fa essere tutte le cose , significa dire che essa dispone tutte le cose nella migliore maniera possibile . Ma questo implica che l’Intelligenza e il Bene siano connessi in modo strutturale e che la prima si possa comprendere solamente in relazione con il secondo . In particolare Anassagora sostenendo la tesi dell’Intelligenza come causa delle cose , avrebbe dovuto spiegare il criterio del meglio in funzione del quale essa opera , con tutto ciò che da questo consegue . Insomma , avrebbe dovuto spiegare come tutti i fenomeni siano strutturati in funzione del meglio , e quindi con una precisa conoscenza del meglio e del peggio, ossia del Bene e del Male . Ma Anassagora non ha collegato l’Intelligenza con il meglio , ossia con il Bene e ha continuato ad assegnare ad elementi “fisici” un ruolo di causa determinante . Invece, gli elementi fisici sono solo una causa accessoria, non la vera causa ” .
Per tenere insieme le cose , occorre quel Bene in funzione del quale opera l’Intelligenza , il quale sta al di là del fisico e del sensibile ; occorre quindi guadagnare il piano dell’essere intellegibile , o , come si dirà con un termine posteriore , l’essere metafisico .
Bisognerà insomma superare il metodo fondato sulle sensazioni e guadagnare il metodo fondato sui ” logoi ” , e mediante esso cercare di cogliere la verità delle cose . Verità che sta nelle realtà intellegibili , che Platone ha chiamato Idee , pure forme , eterni modelli delle cose , rispetto alle quali le cose sensibili sono un mezzo o strumento di realizzazione , non quindi l’essenza delle cose , ma ciò mediante cui l’essenza si realizza nella sfera del sensibile .
Platone, a questo proposito, sostiene che se vogliamo spiegare le cose belle , non possiamo fare riferimento agli elementi fisici da cui sono costituite , come ad esempio il materiale di cui sono fatte , il colore , la figura fisica e simili , dobbiamo invece ricorrere all’idea del bello , ossia la bellezza in sè .
Per la Terza Navigazione ci rifaremo ad Agostino.