Nell’agosto del 1930 nasceva a Baveno sul lago Maggiore Gianfranco Lazzaro, originalissimo narratore e poeta, saggista e giornalista, fondatore nel 1976 del Premio Stresa di Narrativa con il direttore di Microprovincia, Franco Esposito e  altri intellettuali, tra i quali Mario Bonfantini, Mario Soldati e Piero Chiara. Dopo aver lavorato in età giovanissima come operaio in uno stabilimento metallurgico lasciò la fabbrica iniziando nel 1951 gli studi presso il Collegio Rosmini di Stresa. La passione per il giornalismo lo vide collaborare nel 1956 a La Gazzetta del Popolo e successivamente ai servizi giornalistici della RAI. Nel 1964 fondò la rivista LM/Lago Maggiore e tre anni dopo La Provincia Azzurra, periodico sul quale svolse con impegno e passione una intensa attività giornalistica a favore dei diritti civili. Lazzaro si aggiudicò il Premio Gastaldi di poesia nel 1955 con la silloge Prati d’Arniche, avviando un importante lavoro culturale con una quindicina di romanzi e sillogi poetiche editi, tra i quali Berto (1982), romanzo sulla Resistenza che la RSI, la radiotelevisione svizzera, trasformò in un radiodramma, Il Cielo Colore delle Colline (Premio di Stresa di Narrativa, 1976), La Cerva d’Oro e  Le Ceneri della Ragione. Gianfranco Lazzaro, morto a 87 anni il 5 febbraio del 2018 a Stresa, amico di grandi scrittori come Vladimir Nabokov, era un personaggio arguto e ribelle che amava andare controcorrente. Al suo funerale l’amico e giornalista Luca Gemelli lo ricordò leggendo un corsivo pubblicato su Il Gazzettino nel 1959, dove lo stesso Lazzaro tracciava un suo profilo: “Sono un originale. Ma uno di quelli con la faccia tranquilla, sorniona. Un tipo difficile da catalogare, pertanto. Uno di quelli, dicono, che non sai bene se sanguigni o romantici. Lo direste? Beh, sono quello che sono, e basta. Mi ci hanno fatto: non è colpa mia”. Una sintetica e ironica nota autobiografica di un intellettuale che ha vissuto e scritto senza fare compromessi.