8 settembre 2022: arriva nel tardo pomeriggio l’annuncio della morte della Regina Elisabetta II, sovrana del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord e degli altri reami del Commonwealth dal 1952 al 2022. Il mondo ieri sera ha fatto, inconsapevolmente, un passo indietro. Non avremo più la Regina, ma un Re. Probabilmente, qualcuno penserà che non ci sia merito a nascere eredi al trono. Eppure, Elisabetta II ha incarnato l’eleganza e la femminilità al potere fino a diventarne un’icona. Non solo per i cappellini sgargianti, gli impeccabili tailleur e i gioielli della corona. Nessuno si è mai posto il problema se fosse bella o brutta, vestita bene o male, come può accadere per altre figure della politica meno prestigiose. Lei era lo stile: mai un capello fuori posto, mai una parola fuori posto, mai una foto imbarazzante. Era una persona che, innanzitutto, aveva stabilito di mettere davanti alle proprie esigenze quelle del Regno, a partire dalla Seconda Guerra Mondiale, quando, appena diciottenne, insistette per arruolarsi come autista e meccanico. E la sua vocazione non è mai venuta meno: fino a pochi giorni fa era all’opera, in occasione del passaggio di consegne da Boris Johnson a Liz Truss. Questo suo atteggiamento mi ha ricordato una frase, che avevo letto nei Taccuini di lavoro di Benedetto Croce, dove il filosofo affermava che la morte non avrebbe potuto coglierlo in uno stato di quiete, ma sarebbe arrivata mentre era intento a lavorare. Perché è nell’opera che risiede la propria umanità. In secondo luogo, era una donna. Non è certo una novità per lo United Kingdom. Tuttavia è bene ricordare che, mentre lei saliva al trono, in Italia le donne non potevano ancora accedere alla magistratura. Credo che, anche oggi, la nostra Repubblica possa imparare qualcosa da una grande Monarchia. E da una grande Monarca, da cui prenderà il nome la nostra epoca, a cavallo tra la ricostruzione del vecchio continente con la realizzazione dell’Europa Unita e le spinte centrifughe che hanno condotto alla Brexit, su cui la Regina, seppure europeista, non ha mai dibattuto, rispettando il volere dei suoi sudditi.  

God save the Queen