Lo chiamavano spoils system… fare bottino pieno, non lasciare nulla agli avversari sconfitti. E’ la consuetudine, la pratica (invalsa in larga misura anche in Italia negli ultimi decenni), in base alla quale il potere politico uscito vittorioso dalle elezioni ha diritto di occupare tutti i posti di rilievo della macchina dello Stato, i posti-chiave non solo dei Ministeri ma di tutta la pubblica amministrazione, imprese di Stato, aziende pubbliche, università, trasporti, cultura, ospedali, televisione, mass media. Quindi i ruoli di vertice, i ruoli dirigenziali, attribuiti non per merito ma per fedeltà politica. Tale pratica suole essere giustificata dalla considerazione che il potere, per realizzare compiutamente ed efficientemente i sui programmi di governo (cosa auspicabile per tutti), ha bisogno di disporre di una struttura amministrativa leale e coerente con le scelte politiche di vertice e non essere frenato, o peggio boicottato nella sua azione, da una PA ideologicamente prevenuta se non ostile. Buone intenzioni. Sia però concesso augurarsi che di tale usanza non venga fatto un abuso, tale da sconfinare nelle pratiche clientelari. Sia tuttavia concesso anche ricordare quelli che sono i princìpi basilari della democrazia. 1) Libere elezioni in regime di pluralismo politico. 2) Chi vince ha il diritto-dovere di governare. 3) Rispetto della minoranza e diritto alla rivincita a scadenza del mandato. E qui rileva evidenziare il punto 2): chi vince le elezioni ha il diritto di governare (e il dovere), disponendo degli strumenti atti alla realizzazione dell’azione di governo. Tra questi anche disporre di una classe dirigente non politicamente e pregiudizialmente ostile, che possa fungere efficacemente da anello di trasmissione con le leve operative. E’ questione di rispetto delle scelte democratiche del Paese. La democrazia va rispettata anche quando si perde.