Il 28 giugno ricorre l’assassinio dell’ Arciduca d’ Austria Francesco Ferdinando, unitamente alla consorte morganatica Sofia, avvenuto nella tarda mattinata di quello stramaledetto giorno a Sarajevo, ad opera di Gavrilo Princip: ”due colpi di pistola: dieci milioni di morti”, come è stato sintetizzato. Ma l’ Europa non ha questi grandi motivi di rammentare un evento che ha significato la fine, o l’inizio della fine, concretizzatasi nel 1945, della sua supremazia mondiale, se non per un atto di pentimento per gli errori commessi e per la riaffermazione, che è poi il maggiore e migliore motivo della attuale Unione, del mai più guerre tra gli stati europei, il che ha significato, ad oggi 2021, 76 anni anni di pace. Fanno eccezione le guerre locali e tribali dovute alla dissoluzione della Jugoslavia, che fin dalla sua origine, nel 1918 era un “ircocervo” di popolazioni e religioni, sulla cui dubbia nascita nulla ebbe da dire l’ipocrita Presidente Wilson, implacabile invece nel negare Fiume all’Italia. In questi ricordi e rievocazioni del “Luglio ’14“, vi è una tendenza quasi a sottovalutare, se non dimenticare, l’assassinio dell’erede al trono dell’ Austria-Ungheria, quale causa scatenante il conflitto, in quanto, dicono illustri storici, la guerra sarebbe scoppiata egualmente perché la politica mondiale dell’ Impero Germanico, lo sviluppo della sua flotta da battaglia, non sarebbe stata tollerata a lungo dalla Gran Bretagna, potenza mondiale particolarmente egemone sui mari. Le guerre però non sorgono per “autocombustione”, ma necessitano di un “casus belli”, per cui non è facile individuare il “quando” sarebbe scoppiata la guerra europea, se non ci fosse stato Serajevo e l’arroganza della diplomazia austroungarica, arroganza già mostrata nel 1859 nei confronti del Piemonte, ed in epoche successive, per cui la Serbia, che sapeva di godere della protezione “ortodossa” dell’Impero Russo, non poté accettare, come Stato Sovrano, l’incredibile ultimatum inviatogli da Vienna. “ Verum ipsum factum” dice Giambattista Vico, ed il fatto e la verità coincidono. Senza Serajevo il 1914 sarebbe trascorso tranquillamente e l’estate avrebbe ancora una volta visto il gran mondo incontrarsi nei saloni del grandi alberghi e nelle stazioni termali. Ed il 1915? Se vogliamo continuare le ipotesi quale fatto poteva accadere per accendere la “miccia” della guerra? Se la storia non si fa “con i se e con i ma” vorrei capire se in un anno la Germania avrebbe compiuto un ulteriore balzo in avanti, tale da costringere la Gran Bretagna ad agire. Andiamo al 1916 e qui è un fatto certo e cioè la scomparsa dopo 68 anni di Regno di Francesco Giuseppe e l’ascesa al trono di Francesco Ferdinando, se non fosse stato assassinato due anni prima, come fu in realtà. Presi in questo giuoco si poteva pensare che il nuovo Imperatore, che aveva idee interessanti di una ristrutturazione dell’ impero che riteneva urgente, date le spinte centrifughe esistenti, si sarebbe imbarcato in imprese belliche, almeno per qualche anno e si poteva pensare che la Germania , senza avere la certezza di una collaborazione austroungarica, si sarebbe, a sua volta, spinta oltre nella sua politica espansionistica? Questo per rimanere su dati e date certe perché altrimenti si potrebbero ipotizzare gli eventi più svariati, da morti improvvise di capi di stato, con problemi successori od a rivolgimenti interni dagli esiti imprevedibili. Per questo il gesto criminale di Gavrilo Princip rimane l’unica e sola causa certa ed indiscussa della cosiddetta prima Guerra Mondiale, che portò in Europa una potenza fino ad allora estranea, gli Stati Uniti d’America, e portò anche negli eserciti franco-inglesi soldati dei loro imperi coloniali che videro, e lo rividero nella seconda guerra mondiale, ricordiamo i marocchini di Juin, qui in Italia, i “padroni” bianchi combattere tra loro, con tutti i mezzi, anche i meno leciti, come i gas asfissianti, e capirono che erano maturi per una propria indipendenza nazionale, magari, e questa è storia recente, rivelatasi di molto inferiore alle loro aspettative. Unica eccezione l’India, mentre i nuovi stati “ex coloniali”, non hanno risolto nessun problema fondamentale dei loro popoli, con governanti, non uso il termine “classe dirigente”, molto spesso travolti da corruzione o da rivolte popolari, che, a loro volta, non hanno apportato nessun beneficio, e pure pontificano all’ONU, fustigando sui i più vari argomenti, l’Europa e l’Occidente.
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