Originale per la struttura ed il contenuto “Nea – Polis “ – ovvero Contro l’ovvietà del presente – di Antonio Fresa, autore napoletano, ma da vari anni residente in Umbria, porta il lettore ad entrare negli aspetti contraddittori, talvolta polemici, ma sempre e comunque espressione di un legame indissolubile che lega Fresa al capoluogo partenopeo. Si potrebbe parlare di un Amarcord in cui s’intrecciano ricordi privati e del vissuto dello scrittore, con riflessioni di costume e spesso dense anche di intonazioni sociologiche con cui viene osservata da lontano la città di Napoli, senza indulgere in sterili sentimentalismi, ma con una visione lucida e realistica delle caratteristiche principali della città, filtrate dalla lente della lontananza che rende tutto più soft, anche se talvolta l’oggettività dell’analisi viene ad essere in parte alterata dal legame personale tra lo scrittore ed il mondo delle sue radici e della sua formazione. Molto forte e coinvolgente nelle  pagine del libro l’attenzione ed il rapporto quasi simbiotico con i propri affetti, legami forti che non vengono celati, ma al contrario espressi e raccontati con tutto il loro substrato emotivo. Se posso dare una definizione di questo testo, lo collocherei in una categoria del tutto sua, a metà tra una testimonianza ed una confessione di cui Napoli è la protagonista, ma dove traspare anche molto altro. Perché le riflessioni di Fresa pur partendo dalla sua città d’origine, si spostano poi ad un piano universale e pongono l’accento su “le stranezze della nostra epoca” per poi spostarsi sulla “paura del futuro”, tutti argomenti affrontati dall’autore in maniera incisiva, sintetica ma non priva di profondità. Interessanti anche le pagine in cui viene descritta la cornice dei Campi Flegrei e della Costiera Amalfitana, luoghi particolarmente cari all’autore perché espressione della dimensione della bellezza. Sono pagine autentiche, capitoli brevi, ognuno con una sua cifra diversa, ma legati tutti da un denominatore comune che è appunto il legame dello scrittore con la sua terra d’origine, reso grazie ad una scrittura agile e priva di fronzoli o sterili sovrastrutture.  Particolare anche la parte finale del testo, con un ricordo di Luciano De Crescenzo, a cui fanno seguito l’omaggio ad un libro, ad una leggenda , ad un luogo, ad un personaggio teatrale, a testimonianza dell’efficace costruzione narrativa realizzata da Fresa e che è accattivante proprio per la sua originalità al di fuori di un genere tradizionale o di schemi stereotipati.

Annella Prisco

Antonio Fresa: “Nea- polis – ovvero contro l’ovvietà del presente

Intermedia Edizioni – pag. 86 – costo euro 10,00