Un recente, terrificante, fattaccio di cronaca nera, accaduto nella romana Via Riboty, ha fatto sì che i nostri lettori di telegiornali chiamassero la via “Ribotì”; non v’è di che stupirsi: sono gli stessi che, parlando di un’isola nelle bocche di Bonifacio, la chiamano “Cavallò”, così come la città corsa di Bastia è da loro chiamata Bastià… A parte l’ignoranza che oramai prevale dappertutto, non solo tra i giornalisti, colgo l’occasione per sprecare qualche riga sul personaggio cui la via è intitolata, ossia l’ammiraglio Augusto Riboty, il cui cognome, essendo nizzardo, si pronuncia all’italiana. Augusto Riboty nacque a Poggetto Tenieri, 55 km da Nizza, il 28 novembre 1816. Nel 1830 intraprese la carriera militare nella Marina del Regno di Sardegna e prese parte, ovviamente sul mare, alla prima guerra d’indipendenza, a quella di Crimea e alla seconda guerra d’indipendenza. Si comportò molto bene, a differenza di Persano, anche nella terza guerra d’indipendenza. A Lissa nel luglio del 1866, infatti, la nave da lui comandata, la corazzata Re di Portogallo, riuscì a mettere fuori uso il vascello austriaco Kaiser. Per il suo comportamento durante questa campagna si meritò la Medaglia d’Oro al Valor Militare. Eletto deputato nel collegio di Ancona, in seguito nominato Senatore del Regno, sarà Ministro della Marina sotto due governi del generale Menabrea e sotto quello di Giovanni Lanza. A lui si devono, tra le tante iniziative, la nascita della prestigiosa Rivista Marittima e dell’ Istituto Idrografico della Marina. Morirà a Nizza l’8 febbraio 1888. Il giornalista e politico savonese Pietro Sbarbaro (1838 – 1893), che da posizioni liberali moderate scivolò via via verso posizioni sempre più “sovversive”, campione di querele per diffamazione ricevute dai suoi potenti avversari, querele spesso seguite da condanna, scrisse che l’unico appartenente alla classe politica di cui non avrebbe mai potuto parlare male, anzi ne era un ammiratore per come si era comportato a Lissa, era proprio Augusto Riboty…! Augusto Riboty non va confuso con un altro valoroso militare nizzardo, Ignazio Ribotti (anche lui ha una via intitolata a Roma, speriamo non si confondano i postini, anche se le lettere non le scrive quasi più nessuno…), conte di Mollieres, imparentato con la famiglia Cais di Pierlas, da cui nacque l’insigne storico Eugenio.  Ignazio Ribotti nacque a Nizza il 12 novembre 1809 e morì a Briga, nello svizzero Canton Vallese, il 26 settembre 1864. Ufficiale dell’Armata Sarda, dovette andare in esilio in Francia e poi in Portogallo per le proprie idee liberalnazionali. Partecipò a numerosi moti per l’indipendenza e l’unità d’Italia, in Romagna, Toscana, Sicilia e Calabria. Catturato dai Borboni, rimase cinque anni prigioniero nel carcere di Sant’Elmo. Durante la seconda guerra d’indipendenza organizzò il corpo dei Cacciatori della Magra, da cui sorgerà la Brigata Modena, della quale sarà comandante. Eletto deputato sia nel Regno di Sardegna che in quello d’Italia, concluderà la propria carriera militare come comandante la Divisione Territoriale di Modena. Si era recato alle terme di Leukerbad per “passare le acque”, come si diceva allora, e morì improvvisamente a Briga mentre ve ne faceva ritorno. E’ sepolto al Cimitero Monumentale di Torino e sulla sua lapide vi è scritto “ITALIANISSIMO TRA I NIZZARDI”. Ho un po’ divagato, partendo dalla cattiva pronuncia di un cognome da parte di giornalisti radiotelevisivi, ma voglio cogliere l’occasione per stigmatizzare il malvezzo di pronunciare in maniera non appropriata nomi e cognomi, malvezzo che spesso si unisce a quello di adoperare toponimi stranieri quando invece esiste, e magari è addirittura più antico, quello italiano.