Di certo, Dario, ricordavi pure tu quando ci eravamo conosciuti a Garessio. Era l’estate del 1950, avevo sedici anni, tu frequentavi già il terzo anno di Medicina a Torino. Accompagnavo in villeggiatura mia nonna Bolaffi;  l’altitudine e il clima di quella località del Cuneese era favorevole alla sua  salute di anziana e nella frescura del parco delle Fonti Termali poteva trascorrere i pomeriggi in compagnia di qualche signora conosciuta all’Albergo Giardino.

All’inizio, a Garessio, invece io mi annoiavo finché sei apparso tu, Dario. Il tuo viso aperto e tuoi modi garbati convinsero mia nonna a permettermi di frequentare il gruppo di giovani da te messo insieme per una pièce teatrale che stavi allestendo nel teatro parrocchiale. Fu così che conobbi fra gli altri i fratelli Figari e le marchesine De Ferrari di Genova, i cui nonni avevano una cascina abbandonata sulle riva del Tanaro, e Gian Carlo Turco di Bra, che sarebbe poi diventato il dentista dei miei bambini a Torino. A mangiare mele e a chiacchierare in quella cascina talvolta venivi pure tu, che di certo non eri uno sportivo e non ti interessavi alla pesca con le mani dei gamberi di fiume nei ruscelli delle vicinanze del fiume. Una volta mi redarguisti perché trascinavo in gita al Rifugio Savona in val Casotto alcuni aspiranti attori della commedia estiva cui stavi lavorando.

Il giorno della prima, sala gremita da tutti i nostri parenti, tu al microfono elencasti i nomi di immaginari cinema e i titoli di altrettanti immaginari film: “Cinema  Stella: Manovre d’amore”! Fu l’esordio

Per fortuna mia nonna, un po’ sorda, non colse… Io avevo dei dubbi  che pure tu manovrassi per me un corteggiamento molto, molto garbato…In breve diventammo sinceri amici.

 Avevi molto carisma, Dario, e tante abilità non solo come chirurgo d’urgenza, quando lo diventasti. Ed eri ricco di  iniziative in tanti campi.  Lo avresti dimostrato quando venisti eletto senatore fra le fila della D.C. Ti convinsero in ultimo a metterti in lista come secondo, assicurandoti che di certo non saresti stato eletto, viceversa ti ritrovasti a Roma! la tua nuova legge sulla Sanità ha fatto epoca.

Le tue ultime, più recenti “manovre” al Centro Pannunzio, presentando un mio libro e facendo spostare parecchie volte gli oratori, seduti dietro un tavolone, con un bel movimento fra le sedie.

Caro Dario, ti ringrazio anche della fiducia per avermi dato anni fa il numero telefonico della tua sala operatoria. Il povero Casalegno, massacrato dai colpi delle brigate rosse, era passato nelle tue mani anche se tu avevi previsto che non era più operabile.

Non ricordo di averlo usato quel numero, ma ora vorrei farlo squillare una volta sola per darti un estremo, affettuoso saluto. Ci manchi tanto,

Stella