Pochi giorni dopo la scomparsa di Waldimaro Fiorentino, della quale ha dato notizia il nostro periodico, la comunità di lingua italiana dell’Alto Adige deve registrare un’altra grave perdita, quella del prof. Ferruccio Bravi, nato a Roma nel 1923 e, per decenni, direttore dell’Archivio di Stato di Bolzano. Aveva al suo attivo una cinquantina di importanti saggi; Iniziò come medievista, sua una briosa biografia del trovatore Osvaldo di Wolkenstein che ebbe, a testimonianza del suo successo, diverse edizioni; inoltre, cito alla rinfusa, uno studio sulle Fiere di Bolzano, diversi scritti sulla presenza italiana in Alto Adige in epoca medievale e rinascimentale, sulla fortuna critica di Dante, ecc. Nel 1967 fondò il Centro di Documentazione Storica per l’Alto Adige, poi divenuto Centro Studi Atesini. L’incontro con il grande glottologo Carlo Battisti, lo portò ad interessarsi della questione della toponomastica, su cui scrisse saggi in volume e sul prestigioso “Archivio per l’Alto Adige”, allora diretto proprio da Carlo Battisti. Dopo il pensionamento si diede a ricerche sulla protostoria regionale, contribuendo a far luce sulla civiltà dei Reti, l’antico popolo che abitava le terre della regione che oggi si chiama Trentino – Alto Adige. Io ho un motivo particolare per ricordarlo con affetto: ero poco più che adolescente quando mi diede le prime lezioni di paleografia e diplomatica, insegandomi che la storia si scrive basandosi sui documenti, non su chiacchiere o fantasie più o meno ideologiche. Il Centro Studi Atesini pubblicò i miei primi lavori e, se qualche piccolo successo l’ho raggiunto nel campo della ricerca storica (i miei interessi mi hanno portato allo studio del Risorgimento, ma ho iniziato occupandomi di storia locale altoatesina), lo devo anche e soprattutto a lui. Io lo posso ringraziare per quanto mi ha dato personalmente, tutta la comunità italofona dell’Alto Adige lo dovrebbe ringraziare per quanto lui ha fatto, con i suoi studi storici, per darle un’anima.