Il progresso delle scienze e delle arti ha o non ha contribuito a migliorare i costumi?  Domanda di grande attualità, porta bene i suoi anni, che non sono pochi. Nel 1749 fu oggetto di un concorso a premi bandito dall’Accademia di Digione, ricordato perché lo vinse un personaggio diventato poi famoso: niente meno che Jean Jacques Rousseau. E la sua risposta al quesito del tema (poi rielaborata nel “Discours sur les sciences et les arts”) fu negativa: no, il progresso scientifico non ha migliorato i costumi. Oggi qualcuno dissente, come è ovvio. Senza quello sviluppo, difficilmente avrebbe preso piede il sistema di regole e di valori che ci è caro, e che chiamiamo democrazia ovvero “il peggiore dei sistemi, esclusi tutti gli altri”, secondo il famoso aforisma di Winston Churchill

Nel mondo occidentale ognuno è padrone di condividere quel che pensava Churchill (io, ad esempio, condivido, se pure con certezze incrinate). E però, trarre da quello sviluppo storico una norma di valutazione e comportamento nei confronti del resto del mondo è peggio che un delitto, è un errore. Che contiene un’antinomia interna. Il moderno pensiero occidentale proscrive razzismo e intolleranza, ma pensare sé stesso come superiore e indiscutibile è una forma di razzistica intolleranza. Presume che la nostra (indiscussa) superiorità nel pensiero scientifico/tecnologico si estenda a scienze umane ed a comportamenti, che figli del pensiero razionale non sono: vedi la posizione di Rousseau. Niente “épurer les moeurs”.

Sappiamo che il pensiero scientifico nasce nel grembo della civiltà occidentale, ovvero quella che per le sue radici greche ha trovato fertile terreno romano-cristiano. Altrove sono nati soltanto pensatori geniali, capaci di grandi intuizioni mai di produrre il “metodo galileiano”. Il nostro sistema di regole e di valori, quello che chiamiamo Democrazia è proprio figlio di quella razionalità. Ma un sistema razionale funziona solo per gli aspetti quantitativi del reale. E va a sbattere contro ostacoli che di natura razionale non sono, ma che sono altrettanto potenti. Quella che chiamiamo etica non è affatto figlia di un pensiero razionale. È figlia d’altro. Un esempio tra i mille possibili: nasce il bambino handicappato, e  il verdetto della frigida ragione è: Rupe Tarpea. Però, non lo facciamo!

Il nostro complesso di superiorità è un errore – dicevo – al quale spesso si associano ipocrisia e quindi corruzione. I sistemi diversi dal nostro vengono banditi come socialmente infrequentabili, e condannati all’indegnità, purché non siano detentori di beni che ce li rendano indispensabili.

Insomma, Kant non è meglio di Nagarjuna. Allora, visualizziamo un’ecumene nella quale, raggiunto il massimo di entropia sociale, si realizzi un sistema immutabile, e con esso l’utopia mondialista. Se mai ciò accadrà, spero che quel sistema sarà il nostro.

Al momento, la situazione è più simile a quella del big bang: bassa entropia. Non mi riesce difficile inventare un dialogo come il seguente. Ambientabile ad libitum, nel XXII secolo.

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Il vecchio: mi chiedi notizie sulla cultura autoctona. In realtà, se ne sa abbastanza poco, era già in estinzione quando noi ci siamo insediati …. Avevano praticamente cessato di riprodursi …. Le donne facevano solo un figlio, e a trenta – quaranta anni, quindi in condizioni difficili. Molte nascite erano addirittura chirurgiche …..

Il giovane: ma noooo!

Il vecchio: Proprio così. La condizione delle donne doveva essere terribile. Oltre a gestire la famiglia (per quanto ridotta), dovevano anche lavorare

Il giovane: ma nooo!

Il vecchio: Sì. Pare facessero persino mestieri impropri, tipo agente di polizia. Prova a immaginare una donna impegnata in un confronto fisico con un criminale di 90 chili.

Il giovane: incredibile!

Il vecchio: avevano sviluppato un bizzarro culto della Natura. Pare fosse una pratica arcaica

Il giovane: davvero strano.

Il vecchio: poi il sistema politico. I reggitori li facevano scegliere da un corpo elettorale che comprendeva non i migliori (per esempio, i membri del partito, come da noi, oppure i devoti, come dai nostri confinanti), bensì da tutti.

Il giovane: come “tutti”? intendi anche i deficienti, gli analfabeti, i politicamente disimpegnati?

Il vecchio: pare di sì

Il giovane: nooo! Non è vero!

Il vecchio: eppure, è abbastanza documentato…

N.d.r.: potrei continuare…