Agostino Fedele Sebastiano Maria Richelmy nacque a Torino il 29 novembre 1850 secondo genito dell’Ingegner Prospero Richelmy, fondatore della scuola d’applicazione degli Ingegneri e di Donna Lidia Realis Richelmy di antichissima famiglia eporediese.
La sua vocazione probabilmente nacque da quando la madre faceva servire la messa nella cappella di famiglia a tutti i sei figli (maschi e femmine). Il futuro Arcivescovo e Cardinale Richelmy ebbe come madrina di battesimo la nonna paterna Olimpia Cottolengo e padrino il Barone Fedele Claretta. Quando dopo il 4 novembre 1866 che prese l’abito talare, Don Bosco disse: “vedrete che cosa sarà un giorno questo virtuoso chierico”.
In effetti Don Bosco vide “in anticipo” le caratteristiche dell’Arcivescovo e Cardinale Richelmy, che istituì una “biblioteca circolante” mettendo a disposizione di qualunque dei suoi uditori lo avesse chiesto una numerosa raccolta dei suoi libri. Il 10 maggio 1886 venne nominato Vescovo d’Ivrea e qua vi rimase per 10 anni. Istituì i catechismi serali per studenti ed operai e per attrarre i giovani, nel periodo pasquale, regalava un vestito completo ad ognuno, in media, fece dono di 150 vestiti l’anno.
Il 19 giugno 1899 alla vigilia della Consolata, venne creato Cardinale nel concistoro del titolo di San Eusebio poi mutato in Santa Maria in Via. Ottavo Cardinale sulla cattedra di San Massimo, ed il secondo torinese, dopo il Cardinale Girolamo della Rovere. “La preghiera con Dio, la dolcezza con gli uomini, ecco il corredo dell’uomo apostolico. Con la prima ci facciamo forti con Dio, con la seconda ci rendiamo cari agli uomini: con la preghiera arriveremo ai tesori del Cielo, colla dolcezza rapiremo i cuori sulla terra; epperò con queste due virtù può dirsi in certo modo che il Sacerdote si rende quasi padrone di Dio e degli uomini.” Card. A. Richelmy
Questa è in breve la biografia del Cardinale Richelmy che si può leggere in maniera approfondita nel volume “Il Cardinale Agostino Richelmy – Memorie Biografiche e contributi alla storia della chiesa in Piemonte negli ultimi decenni” realizzato dal suo segretario il Sac. Attilio Vaudagnotti.
Carità, Pace, Pazienza, Benignità, Modestia, Mansuetudine, Prudenza, Carità sono questi gli aggettivi che descrivono l’attività e la vita del Cardinale Richelmy, che come ai tempi di San Massimo, la casa del Vescovo si poteva riconoscere dal forestiero per i poveri che vi affluivano.
Delicatezza, Schiettezza e Semplicità lo contraddistinguevano e prudenza e carità furono le sue due virtù durante lo scatenarsi della Prima Guerra Mondiale nel 1914. Nel libro “Carità di porpora” si disamina la prodigiosa operosità del Cardinale durante la guerra. Nel 1919 il Governo del Re conferì al Cardinale l’onorificenza dei Santi Maurizio e Lazzaro e il 24 aprile 1921 il Re gli conferì la medaglia d’oro al merito Sanità Pubblica.
Con i suoi scritti, indirizzi, lettere pastorali portò la conoscenza dei principi dell’enciclica Rerum Novarum e spinse a far sorgere e prosperare il Comitato Parrocchiale “I miei sacerdoti siano come specchio di pietà e di ardore nella devozione verso la SS Eucarestia.”
Fece dell’Umiltà propria di Gesù sacramento e il sentimento della vera dignità, che ne viene dalla Comunione Eucaristica uno stile di vita, che lo contraddistinse sempre, fu molto devoto alla Consolata e sostenne il Can Giuseppe Allamano nella fondazione dell’Istituto delle Missioni della Consolata.
Si spense serenamente alle 8,45 del 10 agosto 1923 in una calda afosa estate torinese, e prima di spegnersi ricevette dal canonico Cappella la benedizione della Consolata al quale disse “Si ricordi che ho dato tutte le disposizioni perché possa essere terminato il paramentale che dovrà rimanere alla Consolata in mia memoria. Mi raccomando a Lei perché sia finito, mi raccomando proprio.”
Il paramentale indossato da Monsignor Martinacci lo scorso 10 agosto alla Consolata per la celebrazione della funzione eucaristica in memoria del centenario della scomparsa del Cardinale.