Monumenti sono non solo la nostra Storia e Cultura ma anche il nostro rifugio spirituale, il nostro talismano, la nostra felicità. Raramente sono stata appagata, come quando ho  visitato e visito questi luoghi dove posso riflettere, assorbendone la bellezza  e volgendo il pensiero a quanti hanno faticato, hanno gioito una volta terminata l’opera, ne hanno calcato i  pavimenti, rivolto lo sguardo in su con stupore, osservandone i soffitti e le pareti cariche di opere straordinarie. Un monumento che racchiude tutti i sentimenti che ho primo descritto, è la Basilica di Superga nella collina torinese, cara a tutti i suoi abitanti per la sua valenza storico/architettonica ed ambientale ed anche sportiva, essendo esternamente anche il sacrario del grande Torino, che li  perì schiantandosi con l’aereo contro un muraglione posto proprio dietro, nel 1949. La Basilica di Superga è  da me molte volte evocata, quando si disquisisce quale siano le cromie più consoni al restauro delle facciate settecentesche,  poiché è una delle poche opere di cui sono riuscita a trovare il Capitolato prestazionale, in cui lo Juvarra, progettista dell’opera, elencava minuziosamente materiali e dosaggi al fine di ottenere la famosa “stabilitura all’italiana”. La storia tutti i torinesi la conoscono, sanno che che fu il compimento, ringraziamento di un voto che Vittorio Amedeo II, Principe di Piemonte, Duca di Savoia già re di Sicilia, rivolse alla Madonna durante l’assedio di Torino  nel 1706 da parte delle truppe francesi di Luigi XIV. La battaglia fu cruenta e per 5 lunghi mesi le truppe piemontesi si distinsero, nonostante la disparità di forze, in tenacia ed eroismo, appoggiati anche  dall’aiuto austriaco del Principe Eugenio di Savoia Carignano, il primo europeista, uomo dalla forte personalità, amante dell’arte e dell’architettura che io accomuno per molti versi, non me ne vogliano gli storici di professione, a Giovanni de ‘Medici. Da buon stratega, il 2 settembre su suggerimento dello stesso Eugenio, salì sul  Colle di Superga  per osservare dall’alto la situazione, recandosi poi subito dopo in una chiesetta, prostrandosi ai piedi della Madonna a chiederne la Protezione, recitando e cantando “Te esse Matrem”, promettendo, in caso di vittoria, di dedicarle un maestoso tempio. Così avvenne  alcuni anni dopo, appena lo consentirono le disastrate casse del Piemonte, esauste da anni di guerre;  l’incarico fu affidato all’architetto siciliano Filippo Juvarra, che nel 1716 firmò il contratto  iniziando subito il progetto, rincuorato anche da  un congruo anticipo.  Il progetto elaborato minuziosamente dallo Juvarra, già avvezzo alle pressioni delle Corti spagnola e siciliana, comprendeva oltre agli elaborati grafici, dettagliate relazioni, computi metrici, capitolati e persino quello che noi definiamo la cantierabilita’, la sicurezza ed il cronoprogramma. Le difficoltà nel trasporto dei materiali erano notevoli, tenuto conto del dislivello rispetto a Torino la strada stretta inerpicata, non idonea al trasporto su cavalli, per cui dopo diversi tentativi, fu esplorato quello della catena umana, cioè tanti operai che si passavano dai magazzini in pianura sino alla sommità del Colle, secchi e sacchi. In meno di quattro anni nel 1730,  fu completata la maestosa Basilica che fu inaugurata solo nel 1731 al cospetto dei Padri Convittori, i Servi di Maria, che il successore di Vittorio Amedeo, il figlio Carlo Emanuele si era affrettato a nominare per assicurare sia il culto  che  la  cura della chiesa. Quindi dal 1731, I Padri sono i fedeli  Custodi della Chiesa, al pari ad esempio dei Rosminiani che per volontà  di Carlo Alberto, sono ì  custodi della Sacra di San Michele. Nell’abbazia della Sacra di San Michele anch’essa demaniale, vi è anche il Sacrario di 26  salme della Dinastia Savoia, che ebbero varie collocazioni sino alla definitiva del 1937, allo stesso modo, la Basilica di Superga, custodisce un altro Sacrario di altri numerosi membri  e per questo è anche appellata Real Basilica. Ne scrivo perché ormai da alcuni mesi si è diffusa la notizia, anzi la certezza della sua chiusura proprio per la mancanza , causa crisi delle vocazioni, di nuovi padri. Come molti Monumenti  anche religiosi, la Basilica è proprietà del Demanio, che ne ha curato attraverso il suo braccio operativo che è il Ministero Infrastrutture, già  Lavori Pubblici, la manutenzione straordinaria ed ordinaria, con  ingenti lavori di restauro. Mi ricordo che in base ad una convenzione Stato /Regione, fui incaricata di redigere un dossier sui monumenti in carico al Demanio ma di grande interesse per il territorio ed ovviamente fu debitamente inserita nell’elenco. Non si può, in questo caso, imputare nessuna carenza o latitanza dello Stato, che non è certo responsabile, in caso di edifici di culto, una volta effettuati i lavori, anche  della sua gestione e cura delle anime. La questione  delle Chiese, è infatti alquanto complessa, verte diversi Ministeri anche attraverso il Fondo Edifici di Culto, che non riguarda però Superga, e deriva da un Istituto fondato nel 1866, riformato nel nel 1932 su controllo del Ministero della Giustizia che infatti si chiamava Ministero di Grazie di Giustizia e dei Culti, per poi passare sotto il  controllo  degli Interni. Comprende ben 750 edifici in tutt’Italia di grande valore storico ed architettonico, basti citare tutte le Basiliche di Roma, ad esclusione di San Pietro dello Stato Vaticano, tra cui  i Santi Giovanni e Paolo, Santa Maria in Aracoeli al Campidoglio, Sant’Andrea della Valle. A Napoli Santa Chiara  e San Gregorio Armeno, Santa Croce e Santa  Maria Novella a Firenze, San Domenico a Bologna e così moltissimi altissimi esempi di fede,  storia e cultura. Il Fondo è altresì proprietario di tutti gli arredi e le opere d’arte in esse contenute, questo per volontà del Regno d’Italia che le confiscò  all’allora Stato della Chiesa nel 1870, lasciando ad esso solo il potere religioso non temporale. Anche se per la Basilica di Superga lo stato giuridico è leggermente diverso, il proprietario non l’Ente Edifici di Culto ma direttamente il Demanio, ora definita Agenzia del Demanio, la sostanza non cambia, è sempre lì Stato che si è fatto carico e continua a farsi carico delle opere di restauro ma la cura spirituale  e la gestione spettano  alle varie Comunità religiose insediativisi, sovente dal momento della edificazione.  Lo Stato laico, come si vede, cura con dedizione  l’involucro della Fede ma non può e non deve, al pari di altri  stati diversi per cultura dal nostro , inserirsi nella cura delle anime con i suoi riti che sono spettanza delle Autorità religiose, quindi appelli a Comuni, Regioni  appaiono del tutto inopportuni, magari occorrerebbe un supporto della Curia per il momentaneo soccorso di sacerdoti anche non appartenenti agli Ordini originari, penso con buona pace di tutti , che lo stesso Vittorio Amedeo II approverebbe.