Anche  se la gente ignorante che non conosce la cultura, non scrive nulla, la Torino universitaria, dopo la morte di Gian Mario Bravo, registra un’altra perdita importante, quella della latinista Giovanna Garbarino, allieva del grande Augusto Rostagni la figura preminente tra i latinisti Piemontesi  in assoluto. Fu costretta, salvo un breve periodo a Trento, a convivere a Torino  con l’egemonia personale imposta dal professor Italo Lana, che divenne il dominus incontrastato  dell’ Istituto di Cultura Classica, malgrado la modestia delle sue ricerche. A fare le spese del controllo assoluto esercitato da Lana fu  soprattutto Vincenzo Ciaffi che fu costretto a rimediare la cattedra a Magistero.

Giovanna era una studiosa di razza costretta a mordere il freno di fronte a Lana,  obbligata a collaborare ad un dizionario sbagliato in partenza voluto da Lana  che avrebbe dovuto sostituire lo storico Campanini e Carboni e che invece fu  un clamoroso insuccesso. In poco tempo il dizionario di Lana non venne più ristampato.
Giovanna era una una donna dolce, intelligente ed  amabile con cui faceva piacere stare insieme, parlando non solo di Letteratura Latina di cui era una grandissima studiosa.
Qualche volta ci vedevamo in un ristorante abruzzese vicino a Palazzo nuovo. Aderì al Centro Pannunzio, partecipando alle sue attività.
Una volta con un gruppo di amici andammo in vacanza a Firenze. Lei aveva un legame storico con Eugenio Corsini altro illustre cattedratico della scuola di Padre Pellegrino. Venne con noi quella volta anche Giovanni  Ramella. Durante la cena in piazza della Signoria Corsini litigò in modo violento con Giovanna. Corsini non aveva un buon carattere e non seppe trattenersi.
Mi trovai io a parlare con Giovanna che era molto scossa e turbata. Passammo la sera dopo cena insieme e cercai di farla riprendere facendo una lunga passeggiata insieme. Era una donna delicata e sensibile. Tra noi allora forse sarebbe potuto nascere un rapporto, ma la ragionevolezza finì col prevalere. Mi è rimasto tuttavia  negli anni il desiderio rimasto tale di conoscere più da vicino questa  affascinante intellettuale libera e priva di schemi ideologici, in anni in cui il Marxismo aveva invaso anche gli studi classici.
Sarebbe lungo elencare le opere che Giovanna ci lascia, molte delle quali dedicate ai licei dove i suoi libri furono adottatissimi.
La sua Storia della Letteratura Latina finì col prendere il posto di quella di Luciano Perelli, altro insigne latinista, sacrificato al predominio di Lana.
Un altro amico comune fu il francesista Lionello Sozzi che commemorammo insieme al centro Pannunzio quando mancò immaturamente.
L’importanza  scientifica di Giovanna poté emergere a pieno  quando Lana lasciò l’insegnamento e Giovanna subentrò sulla sua cattedra. Giovanna fu la vera continuatrice  del Rostagni.
Altri parleranno della grande studiosa, io voglio limitarmi a ricordare la donna eccezionale che fu,la sua intelligenza ,il suo spirito libero, la sua autentica humatitas.
Una volta a cena dal Bolognese a Roma mi parlò per delle ore dell’amatissimo Catullo, facendomi capire il valore del poeta come aveva fatto Guido Ceronetti, senza spocchie accademiche ma con la sensibilità del suo senso critico, ma soprattutto del suo essere donna davvero fuori ordinanza che sapeva amare la vita avidamente, senza rinunciare alla sua autorevolezza accademica.
Un’altra volta parlammo di Concetto Marchesi ed anni dopo apprezzò molto il capitolo dedicato al latinista di Padova del mio libro “Figure dell’Italia civile“.
A Biella andammo insieme ad un convegno su Benedetto Croce e il Piemonte dove lei tenne da par sua una relazione su Croce e Rostagni che resta l’unico scritto importante sul tema.
Il suo vuoto resta davvero incolmabile anche se se la sua cultura è destinata a rimanere  negli anni futuri.
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