Un celebre editoriale del “Mondo“ aveva per titolo “Appello ai dispersi” e si riferiva ai laici dopo il 18 aprile 1948, quando la Dc aveva vinto le elezioni, sconfiggendo i comunisti. Molti laici avevano votato per la Dc per fare argine contro la minaccia comunista. Pannunzio voleva richiamare i laici all’unità: così nacque la terza forza liberale, democratica e socialista. Fu un sogno che non si realizzò,
 mai se non sul terreno culturale. Nel 1976 Montanelli con il suo invito a turarsi il naso e votare Dc riprese il discorso del 18 aprile 1948, perché c’era il pericolo di un sorpasso comunista e di un PCI al governo.
Storicamente i laici furono più anticomunisti che laici, sacrificando il loro  essere laici sull’altare degli interessi generali del Paese. Ed e’ un esempio di saper guardare lontano che i laici hanno dato al Paese con la lungimiranza delle loro libere intelligenze. De Gasperi comprese  il valore di quel sacrificio patriottico e li volle al governo con lui. Altri Dc furono invece integralisti e non capirono.
Il centro – sinistra nacque con l’opposizione dei liberali e fu illiberale in molte scelte perché i socialisti erano ancora arroccati sulla politica delle nazionalizzazioni.
Oggi quell’appello ai dispersi torna di grande attualità. Nella confusione populista e sovrani sta che ci caratterizza, nel clima demagogico  del grillismo  giacobino e incolto che ci opprime, e’ necessaria per il Paese una forza capace di riunire i tanti dispersi .Anche come il 18 aprile dovranno essere laici e cattolici, liberali e socialisti riformisti, radicali  pannelliani e altri isolati a fare blocco per salvare il Paese da una crisi che il Governo giallo -rosso non è in grado di affrontare. Non ci vuole Colao che è scomparso, non ci vuole il teatrino degli Stati Generali, ci vuole la partecipazione attiva di chi ha il senso dello Stato ed  è fedele a una certa idea di Patria come nelle grandi tragedie nazionali. Occorre la competenza, la serietà, la cultura, occorre l’esempio di grandi uomini come Einaudi, De Gasperi, Saragat, La Malfa. Nel campo industriale occorre guardare a Valletta e non ad Elkann. A settembre ci troveremo come dopo Caporetto. Occorre un appello alla mobilitazione di tutte le energie  migliori  del Paese in nome di un’Italia che disperatamente amiamo e che non deve morire. La pandemia ci ha azzoppati, ma dobbiamo rialzarci in piedi con l’orgoglio di essere italiani. Il 25 luglio 1943 Pannunzio, Longanesi , Soldati, Flaiano e Benedetti scrissero a più mani un articolo di fondo sul “Messaggero“ dal titolo emblematico “Per la Patria“, che invitava a riunirsi attorno al Re che aveva deposto il dittatore, con “disciplina patriottica“ .
E’ necessario unirsi in una sorta di Unione sacrèe, come sanno fare i francesi. Ma anche noi Italiani abbiamo dimostrato nei grandi appuntamenti della storia di saperlo fare. Bisogna che chi è deluso e non va più a votare diventi un cittadino attivo. Basta alle confusioni dei dibattiti televisivi in cui ha ragione chi urla di piu, basta a certo giornalismo giustizialista, settario ed omertoso.
E’ il momento di non buttarci  in spiaggia o negli assembramenti estivi, ma di prepararci per settembre a combattere una grande battaglia democratica, liberale, civile  per un ‘Italia “laica o non laica che sia“, come scriveva Croce a De Gasperi. Per un’Italia che è al disopra delle parti e discende direttamente dal nostro Risorgimento. Non ci interessano i partiti, non ci interessano i simboli, non ci interessano gli uomini. Ci interessa salvare il bene comune che poi è il vero scopo della politica vera.