Trovare il lato positivo delle cose è sempre stata una mia prerogativa, sin da bambina ho naturalmente visto il bicchiere mezzo pieno e ho vissuto di conseguenza. Questa “dote” si sta rivelando utile anche in questa situazione imprevista e sconosciuta per il mondo occidentale, che sta mettendo a dura prova i nervi, il lavoro e l’economia. Come tutti, credo, ho passato giornate di angoscia, con una tosse che mi ha fatto gridare più volte “al coronavirus”, sono stata terrorizzata all’idea di essere ricoverata, ventilata, intubata. Ho passato giornate a misurare la febbre ogni ora e a leggere qualunque notizia, proveniente da fonti serie, che mi aiutasse a capire se sarei sopravvissuta a questa epidemia. Poi, meravigliosamente, l’istinto di sopravvivenza e l’adattamento hanno agito e tutto si è calmato. Ho iniziato ad apprezzare il tempo a disposizione, a godermi anche momenti di nulla facenza, senza sentirmi in colpa e a studiare, lavorare e preparare il ritorno alla normalità, che presto ci sarà e che mi troverà pronta e determinata. Fantastica capacità quella dell’Uomo di trovare il modo di superare tutto, ce lo insegnano sette milioni di anni di evoluzione; in questo tempo infinito, se visto a fronte della durata della vita media di un individuo, siamo stati capaci di adattarci ai climi, agli ambienti, alla fame, alle carestie, alle epidemie e alle guerre. Tutto questo dovrebbe insegnarci qualcosa, quanto meno la consapevolezza che presto troveremo il modo di superare anche questa calamità globale; rispetto al passato abbiamo strumenti, mezzi, scienza e tecnologia in nostro aiuto e una rete globale che fa circolare idee, persone e innovazioni. Così negli ultimi giorni mi sento come da bambina durante le Feste di Natale, fatti i compiti, potevo indugiare nei miei passatempi preferiti, senza responsabilità, che non mi competevano, vista l’età. Non vorrei passare per superficiale o menefreghista, semplicemente la mia mente e, per conseguenza il mio corpo, hanno deciso di darmi tregua e si sono adattati. Le giornate passano veloci, piene di impegni, di cose fatte e da fare: lo studio, il Pannunzio Magazine, i pazienti che seguo via internet e le lezioni su Skype ai miei allievi, laureandi in Biologia o Scienze dell’Alimentazione, la scrittura. E mi sento leggera, perché non è come quando sei malato o sei bloccato in casa da una convalescenza o dalla mancanza di lavoro e vedi che gli altri vanno avanti e tu sei al palo; adesso anche il mondo fuori vive la stessa condizione, è sospeso in questa realtà rarefatta e sonnolenta, interrotta solo da qualche sirena che movimenta le strade vuote da giorni e dai camion che trasportano generi di prima necessità. Dobbiamo essere calmi, sopportare la promiscuità forzata in attesa che si torni alla normalità, in fondo siamo fortunati con i nostri strumenti che ci tengono connessi agli altri, anche se solo virtualmente, facendo pesare meno la separazione fisica. Presto torneremo alle nostre vite e per un po’ parleremo del virus ma poi lo dimenticheremo e sarà solo un brutto ricordo, da citare nei libri di Storia. Mi sento bene, sono positiva, spero di aver regalato anche a voi una briciola di speranza, per affrontare il peggior nemico di queste situazioni: l’ansia. Buona vita a tutti.
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