È passato del tempo ma non abbastanza per uscire completamente dal vortice dei pensieri che hanno messo in crisi Io.

Il trascinarsi delle giornate e l’avvicinarsi della nuova stagione sta aiutando Io al completamento del processo. Esistere.

Ora che Io ha preso coscienza tutto gli appare piatto e pensa che vivere non possa ridursi a questo, trova che sia amorfo il suo modo di sentire, abbandonando il gioco delle parti ha abbandonato sé stesso e non si sente più.

A volte si domanda se sia lo stesso per tutti.

Il senso di inadeguatezza, il precariato esistenziale riflette quello che vive e a volte pensa che sia giusto perdersi nelle frivolezze della vita, ma sono ipotesi passeggere.

L’arte e il suono della musica sono tra le cose che lo fanno stare meglio e lo aiutano a dimenticare sé stesso, nemmeno parlare con le persone lo tranquillizza. Io sente la loro paura, scruta i loro movimenti ma spesso li trova ridicoli, percepisce in loro lo smarrimento, vede il terrore nei loro volti, ascolta le loro parole vuote, la loro mancanza di prospettiva. Tutto gli sembra scontato.

A volte Io pensa ai suoi nonni e a quando era bambino, lui vorrebbe tornare indietro nel tempo per risentire quelle sensazioni, gli capita di ricordare quanto era profonda la loro spinta vitale, la loro quotidianità era semplice, fatta di gesti ripetuti, ma sembravano aver inteso il senso della vita. Io si sentiva felice da bambino, oggi è tutto diverso.

Oggi si sente uno spettatore e, se non si muove, sta fermo a guardare che le cose della vita passino, si è abituato a sopportare, si è fatto andare bene molte cose che non gli piacciono, ha accettato che in fondo non è nulla di grave.

Ha iniziato a odiare gli oggetti, è successo quando si è reso conto che gli sopravviveranno e la cosa gli ha fatto provare invidia. Io non è mai stato invidioso.

Ha iniziato a detestare le fotografie, quelle che aveva in casa le ha nascoste dentro vecchie scatole impolverate e poi le ha messe in fondo all’armadio della sua camera da letto. Non le vuole vedere. Lo fanno stare male. Crede che facciano parte di quello che è la sua memoria e questo lo fa sentire instabile, lui la vuole dimenticare. La sua parte emotiva vuole stare nel presente e rifiuta tutto quello che gli ricordi com’era stato nel suo passato, lì Io non si ritrova più.

Utilizza gli oggetti come mezzi e pensa che tutto debba servire a qualcosa.

Non può distogliersi dalla sua famiglia e dalle sue amicizie ma vorrebbe non averle mai incontrate.

Sente il ricatto nella continuità degli affetti, nell’esserci lo fanno soffocare. Pensa che non dovrebbe essere così stupido e a volte si sente in colpa per l’aridità dei suoi sentimenti. Quando ci pensa diventa nostalgico.

Io vorrebbe non essere più riconosciuto, vorrebbe non avere sentimenti o legami di nessun tipo e per nessuna persona. Vorrebbe sentirsi libero dagli impegni quotidiani, vorrebbe svegliarsi e non essere obbligato a reiterare gli stessi movimenti, vorrebbe decidere di essere sempre un altro e vorrebbe che le giornate non fossero fatte di tempo o di ore ma di sensazioni e di cose che accadono.

Qualche volta vorrebbe che fossero infinite, altre volte che non cominciassero mai.

Pensa che dovrebbe essere più coraggioso, dovrebbe assolvere la sua anima dalla tortura che gli infligge quotidianamente, pensa che dovrebbe estraniarsi dal pensiero e iniziare a credere in qualcosa o magari imparare a pregare.

Ha iniziato a dubitare della propria percezione, a mettere in dubbio la sua mente, crede che ci si possa liberare di lei mentendole e annientandola, ingannando il pensiero e credere che sia giusto farlo.

Nelle varie ipotesi la verità soggettiva sta iniziando a distruggere la parte idealista della sua persona.

Io è cambiato, per lui è stato difficile cambiare.

Il giudizio di Io è diventato un’accusa, una corte dalla quale dipendono tutti gli uomini, colpevoli, imputati e testimoni sullo stesso piano, tutti in attesa della pena.

Si è fatto più duro e ha creato uno scenario di devastazione intorno a sé, ha tolto oggetti, pensieri, persone, idee poi le ha reinserite ma ora hanno preso un’altra forma e un altro significato e non le riconosce più.

Ha fatto pace ma ha dovuto combattere una guerra. Ha fatto tutto in silenzio.

Ora è qui che mi fissa nello specchio, sembra un affresco nascosto dietro i calcinacci della nostra esistenza, Spesso si burla di me mentre resto in attesa della sua prima mossa mentre lui, nel nostro gioco a premi, azzarda alla roulette russa della nostra vita.

Io con Io non ci vorrei parlare, ho provato molte volte a liberarmene ma non ci sono mai riuscita. Mi fanno paura le sue le sue azioni, le sue parole, i suoi pensieri e so che passerà ancora del tempo prima che Io si tranquillizzi.

Ed io aspetterò che il tempo passi, mentre starò qui ad aspettarlo.