Politica sempre più pazza, soprattutto sprovveduta. Essere antieuropeisti opponendo il filo cinesismo, il filo putinismo e il filo trumpismo in nome della sovranità italiota, poi è da dementi.

Capisco i riflessi condizionati, la voglia di smarcarsi, c’è però un limite a tutto…

A ben vedere le avvisaglie c’erano tutte. La politica, soprattutto i suoi leader, dalla caduta del bipolarismo berlusconiano è entrata in paranoia e con essa l’elettorato a cui vanno aggiunti i media immersi in una sarrabanda di notizie e giudizi spesso contraddittori che alimentano la costante disinformazione. Scopo primario l’audience e a cascata i consigli per gli acquisti, anche quando ci è impossibile farli.

Quanto sta succedendo in questi maledetti giorni di prigionia, sta mettendo in luce gli errori di strategia che si sono compiuti su due temi che oggi risultano i più sensibili. Cercherà di spiegarmi.

Lo scollamento del Paese

La pandemia in atto, ha evidenziato lo scollamento generale del Paese che si estrinseca nell’incapacità di Regioni e Comuni, non solo di operare tra loro se il segno politico è diverso, ma soprattutto, e la cosa è ancora più grave in una crisi sanitaria come questa, con lo Stato Centrale.

Il bello è che questi messaggi di divisione ci vengono soprattutto dai leghisti sovranisti, gli ultimi che dovrebbero abdicare al potere dello stato Centrale.

Matteo Salvini!

Come si fa a fare il sovranista con l’Europa e contemporaneamente rivendicare autonomia in piena crisi da pandemia per Regioni che ormai nel panorama globale sono meno che sputi?

Che il leghismo padano fosse anacronistico dopo l’istituzione dell’Euro, lo dimostra il fatto che a Berlusconi non fu difficile integrare il “Senatur” e la sua lega Nord, cosa che gli era da subito riuscita facile con Fini e Alleanza Nazionale. Si trattava comunque di forze che difficilmente superavano una cifra in percentuale, e che per ragioni ideologiche non potevano coalizzarsi tra di loro e quindi pesare nei confronti di Forza Italia, al punto che, con la nascita del PD non fu difficile al Cavaliere proporre un unico schieramento: la Casa delle libertà.

La pandemia finanziaria mondiale del 2008, con il conseguente Governo di Unità Nazionale, mise in luce ciò che si pensava ma non i poteva dire, e cioè che con la caduta della Prima Repubblica, i Partiti ideologici erano alla canna del gas e che certe divisioni erano utili solo al consenso degli sprovveduti, piuttosto che alla difesa di interessi sempre più trasversali.

Il Nazareno nacque da questo non detto:  

Fu l’incontro tra due leader: Berlusconi e Renzi molto simili tra di loro, sia nei pregi, come nei difetti, cosa che alla fine della favola impedì quello che poteva diventare il grande Partito dei moderati, l’unico che poteva opporsi all’ascesa della demagogia ignorante e demagogica, prima dei Grillini e poi del Salvinismo.

La grande macchia sul curricula del Cavaliere, rimane quella di aver contribuito in modo determinante alla bocciatura referendaria delle riforme costituzionali, mentre quella di Renzi, di aver perso la testa quando, scambiato il risultato elettorale delle europee per un trend acquisito, sentendosi un novello Mitterand cercò di cannibalizzare Forza Italia.

Pensava forse che un egocentrico come il Cavaliere non avrebbe reagito?

L’elezione di Mattarella, con gli annessi e connessi che derivarono, fu pura “ruffa” per entrambi.

Tuttavia, se devo dare un giudizio su chi ha maggiormente sbagliato dei due, penso che il palmares spetti a Renzi.

Un leader, è veramente consolidato, non se cavalca l’onda di un momentaneo successo, ma se liquida gli avversari interni. Craxi docet.

Per chi ha la memoria corta.

Quando Craxi fu eletto segretario, tutti pensarono sarebbe stato una meteora.

Il successo di Bettino, fu la totale demolizione dei principali avversari: Lombardi, Mancini, De Martino, Giolitti  che avvenne, cari reduci socialisti, grazie al tradimento dei giovani leoni. Solo dopo di ciò nacque il Craxismo.

Renzi, sbaragliato Bersani, pensava di avere il partito in pugno, non rendendosi conto che il PD, a differenza di Forza Italia, conservava un substrato ideologico difficile da superare, oltre alle divisioni pseudo ideologiche tipiche della sinistra.

Come poteva non crear sconquassi a tutti i livelli la Berlusconi-fobia dopo anni di criminalizzazione dell’avversario, vecchia pratica di leninista memoria?

Ancora una volta, si proposero importanti riforme costituzionali presentate da una sola parte, era già successo a Berlusconi. il quale però non ebbe ripercussioni interne in quanto, allora, lui era un vero leader per la sua parte. Si fosse fatta una sintesi tra le due riforme nessuno avrebbe veramente vinto, salvo il Paese.

Morale della favola: oggi il PD deve prendere atto di aver bisogno come il pane di Berlusconi.

Il Berlusca del Nazareno, non l’ectoplasma confinato in casa insieme a noi matusalemmi.

Quelli che nel PD, pur di far fuori Renzi hanno gioito della sua debacle referendaria, oggi pagano, sia la mancata riforma del titolo quinto, sia una riduzione del numero dei parlamentari, schizofrenica e fondamentalmente inutile per un rilancio del ruolo del Parlamento che poteva passare solo abolendo il Senato e creando la Camera delle Regioni che, in una fase come questa, sarebbe stata di grande utilità. Non mi venite a dire come fosse imperfetta quella riforma, perché averla bocciata significherà che per anni (se non si approfitta di questa fase), non si metterà mano all’assetto costituzionale.

In queste ore, tutti si sbracciano (meno i Grillini), sulla necessità di liquidare questa burocrazia pre-risorgimentale, oltre a denunciare lacciuoli legislativi su appalti e in generale la crescita economica, per fare si che il reddito sia da lavoro e non caritativo, soprattutto se non si hanno i quattrini per fare i mecenati.

Se vogliamo essere realisti, solo un Governo di Unità Nazionale, o quasi, potrebbe mettere mano ad una cosa che, a parole, tutti vogliono ma nei fatti non fanno nulla per realizzare.

Il boccino è in mano della Lega, la quale ha interessi divergenti tra la sua base sociale e il Salvinismo.

Purtroppo, i successi elettorale del Truce hanno ibernato gli interessi delle Regioni del Nord produttivo, a cui dobbiamo aggiungere Emilia Romagna, Toscana e Marche. Speriamo che quando lo capiranno non sia troppo tardi.

Il secondo tema è ancora più schizofrenico, non tanto per le contraddizioni dei sovranisti che, da una parte denunciano i limiti decisionali dell’Europa e, dall’Altra rivendicano autonomia alleandosi con quei Paesi che, sovranisti pure loro, hanno interessi diametralmente opposti ai nostri, oppure strizzano l’occhio a Putin e Trump, i quali per interessi loro, vogliono la dissoluzione europea.

Uno degli errori fondamentali, fu quello di Romano Prodi (il quale ora pontifica), di assecondare l’ingresso di Paesi che non erano ancora pronti per l’Europa (Ungheria docet), ma servivano all’espansionismo economico tedesco.

Salvini, Meloni e i Grillini a questo punto vanno stanati.

Vogliono l’uscita dall’Europa? Lo dicano.

Rivendicare uno stupido sovranismo dentro l’Europa, serve solo a renderci ridicoli e soprattutto impotenti rispetto a quello che il nostro Paese potrebbe rivendicare. Cosa realizzabile solo chiedendo più Europa.

La discussione sul MES poi è da neurodeliri. Siamo un Paese che può affrontare l’attuale crisi solo con prestiti bancari garantiti, blaterando si debba dare denaro a tutti coloro che lo richiedono, compresi quelli che sanno già che poi non lo restituiranno, cosa che metterà prima in difficoltà lo Stato e a cascata il sistema bancario già dissestato di suo.

Con questi chiari di luna, facciamo i difficili verso i meccanismi europei, che saranno anche feragginosi e tedescocentrici, ma ora che sono disposti a creare uno scudo europeo ci mettiamo a disquisire sulla nostra ipotetica libertà di spendere come vogliamo, quando noi siamo i primi ad aver denunciato gli errori dei precedenti Governi nello spendere dissennatamente, oltre a non spendere per incapacità progettuale quelli che l’Europa ci gira.

Emblematico lo scandalo suscitato da un titolo di un giornale tedesco che ci accusa di chiedere i sodi all’Europa per farli finire alla mafia. Certo, si tratta di una carognata visto il momento, ma chi sono i propagandisti dell’idea che siamo un Paese mafioso se non i nostri ideologhi dell’antimafia che hanno saputo trasformare: reati politici e delinquenza comune, in un’enorme cupola che ci sovrasta?

E poi ci scandalizziamo se gli altri ci credono?

So di andare controcorrente ma questo è il momento giusto. Se non siete d’accordo ditelo!

Tito Giraudo