Il Governo potrebbe, col consenso di tutti i partiti in Parlamento, far dichiarare l’emergenza coronavirus una questione che attiene alla sicurezza dello stato – che è di competenza esclusiva dello Stato – e quindi prendere completamente il controllo della gestione della Sanità, limitatamente a questa vicenda.

L’Italia è in guerra. C’è un nemico subdolo, pervasivo e pericoloso contro il quale non ci sono, al momento rimedi. Date le proporzioni del fenomeno, buon senso vorrebbe che il Governo si comportasse come si fa esattamente durante una guerra. Senza adottare leggi speciali ma solo provvedimenti ben congegnati, si potrebbe far fronte alla gestione della complessità in modo meno squinternato.

Cominciamo dalla catena di comando. In questi casi a comandare deve essere un unico centro di potere legittimato a farlo. E questo è il Governo nella figura del Presidente del Consiglio che può nominare un Commissario straordinario unico, della gestione della crisi del Coronavirus con pieni poteri, già individuato nella persona di Domenico Arcuri. È vero che il Presidente del Consiglio è solo un primus inter pares, ma può, con il consenso dei ministri e l’avallo del Capo dello Stato, centralizzare tutta una serie di poteri che normalmente condivide con i titolari dei dicasteri.

La prima conseguenza di questa decisione delicata ma necessaria sarebbe che il “concerto”  con una serie ministeri su singoli provvedimenti d’urgenza sarebbe semplificato nelle procedure: il Presidente del Consiglio convoca i Ministri interessati (anche per via elettronica) e, seduta stante, acquisisce il parere sulle decisioni che adotta tempestivamente.

La seconda conseguenza della centralizzazione del comando è di tipo informativo: nessuna dichiarazione, anticipazione, informazione deve essere data da membri del Governo senza la preventiva autorizzazione del Presidente del Consiglio. In questo modo si impedirebbe questo carnevale di ministri che fanno annunci, a cui non seguono decreti, seminando confusione e creando incertezza. In questi frangenti, la gente ha diritto di ricevere poche e solide informazioni, ma chiare, precise e univoche, non ipotesi o supposizioni o mezze soffiate.

Per meglio attuare questa politica di informazione di crisi il Governo dovrebbe circondarsi di un ristretto gruppo di esperti di comunicazione e di psicologia di massa per valutare preventivamente l’impatto dei contenuti e delle modalità delle notizie che si intende fornire.

Altro tassello di questa gestione centralizzata della crisi sarebbe un accordo tra la Presidenza del Consiglio e gli amministratori di tutti i gruppi editoriali per delineare le linee di comportamento da adottare in modo omogeneo: non si tratta di ripristinare il Minculpop o le veline dell’Agenzia Stefani, ma solo di condividere insieme delle regole da rispettare rigorosamente per evitare che qualcuno per catturare più lettori possa danneggiare la politica del Governo.

I giornalisti che  pubblicano le anticipazioni del decreti legge sono degli irresponsabili assoluti perché non valutano le conseguenze della loro voglia  irrefrenabile di scoop: dare alcune anticipazioni scatenano una reazione  nei comportamenti opposta a quella che il Governo si prefigge di ottenere e quindi  costituisce un atto “ostile” agli interessi dello Stato e degli stessi cittadini come quelli che fuggendo di corsa da zone considerate ad alto rischio possono aver facilitato la diffusione del virus in altre Regioni. Una follia totale che l’Ordine dei Giornalisti dovrebbe sanzionare in maniera esemplare.

Un punto delicato riguarda il rapporto con le Regioni.

Purtroppo una scellerata riforma della Costituzione ha trasferito la competenza sulla salute alle Regioni. Questa regionalizzazione della sanità dovrebbe essere valida per la normale amministrazione  non quando un’emergenza non è più regionale ma nazionale ed ha una portata devastante. In questo caso il Governo potrebbe, col consenso di tutti i partiti in Parlamento, far dichiarare l’emergenza Coronavirus una questione che attiene alla sicurezza dello stato – che è di competenza esclusiva dello Stato – e quindi prendere completamente il controllo della gestione della Sanità, limitatamente a questa vicenda. Ovvio, che il Governo consulterà sempre le Regioni e demanderà loro l’attuazione locale delle decisioni ma le scelte saranno univoche e vincolanti per tutto il territorio nazionale. Si eviterebbero così questi assurdi protagonismi di Governatori che fanno di testa loro.

Di tempo se n’è perso già abbastanza. Ma, siccome con il Coronavirus dovremo convivere per qualche mese, il Governo farebbe bene a seguire questi consigli.