Nella rubrica Spunti sul 25 Aprile dell’ultimo numero del MAGAZINE del Centro PANNUNZIO, sono comparsi due articoli sul 75° anniversario della Liberazione. Il primo, del Prof: Pier Franco Quaglieni, Direttore del Centro Pannunzio fin dalla sua costituzione nel ’68, è un’esauriente sintesi condivisibile dei vari protagonisti di quell’importante vicenda storica. il secondo, del Prof. Gianni Oliva, noto studioso e brillante divulgatore di storia contemporanea, si pone l’obiettivo di individuare “cosa significa Resistenza” rivolgendosi giustamente soprattutto ai giovani, per lo più completamente avulsi dai valori connessi a questa complessa esperienza storica che egli sintetizza nella bellissima espressione: Resistere è un modo di essere.

  Sull’interpretazione che nel suo articolo Gianni Oliva dà ai vari modi di essere che si rifanno alla Resistenza,  cita le interpretazioni che ne danno gli studiosi liberali (Guerra patriottica in continuità con il processo risorgimentale), quella degli studiosi comunisti (Guerra di popolo), gli ‘Azionisti’ (Un’occasione mancata di profondo rinnovamento socio-culturale dell’intera società) e, infine, quella dei due sommi maestri Norberto Bobbio e Claudio Pavone (un intreccio di guerre di liberazione, sociale e civile).

Prima osservazione

   Dal suddetto elenco rilevo l’omissione di una componente fondamentale della Resistenza, sia sul piano militare che nei riferimenti culturali, quella cristiana (e segnatamente, in Italia, quella cattolica, la cui partecipazione è stata tutt’altro che secondaria, contrariamente a quanto si è fatto credere nella vulgata resistenziale).     Al riguardo citerò alcune affermazioni dell’Architetto torinese Mario Deorsola, partigiano cattolico militante nella G.L. (le formazioni Giustizia e Libertà organizzate dal Partito d’Azione), socio fondatore, insieme a Valdo Fusi, Silvio Geuna, Umberto Zaccone e altri esponenti cattolici, e primo Segretario, del Centro Studi Giorgio Catti (espressione, dal 1966, della Resistenza piemontese di ispirazione cristiana), E per sottolineare il ruolo svolto dai cattolici citerò pertanto testualmente proprio alcune sue interpretazioni della Resistenza in tale ottica.

Mario Deorsola – ferocemente gambizzato, nel 1978, da quattro terroristi (tra cui una donna) delle ‘formazioni combattenti proletarie’ perché il suo modo di essere ancora un ‘Resistente’ democratico dava evidentemente fastidio a coloro che avrebbero voluto instaurare la ‘dittatura del proletariato’ –   scriveva: E’ difficile affermare che, senza la presenza dei valori religiosi nella Resistenza, questo fenomeno avrebbe potuto avere la proporzione di autentico movimento nazionale e di massa. I cattolici furono presenti non soltanto nelle formazioni Autonome ed in quelle specificatamente organizzate da essi (………), ma anche in tutte le altre formazioni. La resistenza nacque infatti da un moto larghissimo e profondo di coscienza popolare. E, ancora: La Resistenza non fu che “una rivolta dello spirito” fatta di dolore e di fierezza (…………….) contro una aberrante e allucinante concezione del mondo, della storia e dell’uomo, che veniva a sovvertire i valori supremi della esistenza, le basi stesse della civiltà umana e cristiana. Per questo noi cattolici (………) prima ancora come Italiani, e soprattutto per coerenza religiosa, abbiamo opposto e vogliamo continuare ad opporre con estrema fermezza, alla materia lo spirito, alla dittatura la libertà, al culto dell’odio e della vendetta l’aspirazione cristiana ad una fraternità di uomini, di classi, di popoli. Solo alla luce di questi valori morali e storici si comprendono la dignità e la grandezza della Resistenza.

   Richiamando poi il contributo dei cattolici sul piano operativo, cito l’intervento di Enrico Mattei – Capo delle formazioni democristiane, da lui autorevolmente rappresentate a fianco di Luigi Longo (P.C.I.) e di Ferruccio Parri (Partito d’Azione) nell’organo direttivo del C.L.N. Alta Italia –  nel suo Rapporto al Primo congresso Nazionale della D.C. tenutosi a Roma nell’aprile ’46 in cui , esponendo le cifre  delle formazioni che facevano capo a lui  concludeva orgogliosamente: Non siamo stati secondi a nessuno!

Concludendo la Prima osservazione ricordo ancora che la celebre Repubblica dell’Ossola fu opera principalmente del Ten Alfredo DI Dio, leggendario comandante (MOVM a.m.) delle agguerrite formazioni cattoliche operanti nella zona del Verbano Cusio Ossola.  E, per finire, segnalo che più della metà delle migliaia di giovani adulti dell’Azione Cattolica parteciparono alla lotta armata di liberazione e i loro caduti furono più di novecento tra cui 19 medaglie d’oro e 14 d’Argento.

Sul piano culturale, poi, sottolineo il dato, che non richiede ulteriori commenti, e cioè, che Presidente del Comitato Scientifico del Centro Studi Giorgio Catti, fu lo storico cattolico  di fama internazionale Ettore Passerin d’Entréves che aveva partecipato attivamente alla Resistenza

  Ed ora veniamo alla

seconda osservazione

che si riferisce alla grafica del frontespizio dell’articolo del prof. Oliva in cui compare vistosamente il contrassegno dell’ANPI sovrapposto ad uno svolazzante striscione tricolore per cui, ancora una volta, anche in quest’occasione, viene presentata l’immagine di tale Associazione come il simbolo stesso della Resistenza e, quindi, dei Volontari della Libertà. Con una sistematica azione mediatica, promossa e sostenuta organizzativamente soprattutto dal P.C.I., tale suggestione ha accreditato l’Anpi, in tutte le sedi e le commemorazioni, come la depositaria istituzionale della memoria dell’intera Resistenza: cosa che a partire dal 1948, non è più! Al riguardo, infatti, preciso che nel dicembre del 1947, in occasione del suo primo Congresso nazionale tenutosi a Roma, vi fu la fuoriuscita delle componenti cattoliche e liberali che non si riconoscevano più nella visione e negli orientamenti politici e sociali dell’Anpi (Associazione Nazionale dei Partigiani Italiani) per cui, nei primi mesi del 1948, diedero vita alla F.I.V.L. (Federazione Italiana Volontari della Liberta’). Nel gennaio del 1949 vi fu anche, per gli stessi motivi, il distacco della F.I.A.P, (Federazione Italiana delle Associazioni Partigiane), di area Azionista, per cui l’Anpi , come segnalato dal giovane storico Nicola Adduci nel volumetto “Segni di Resistenza”, da quel momento rappresenta soltanto più i partigiani comunisti e socialisti (Che, tra l’altro, non furono assolutamente la maggioranza dei Volontari della Liberta’).

Concludendo

Nell’associarmi, invece, alle due pertinenti raccomandazioni che l’autore dell’articolo rivolge ai giovani per una corretta e coerente visione della Resistenza come ‘modo di essere’, cito ancora Mario Deorsola che scriveva.

La Resistenza ha posto le premesse per un mondo migliore, ci ha indicato che il totalitarismo è una offesa alla dignità dello spirito: Per questo i cattolici celebrano la Resistenza più come in impegno per il futuro che come un ricordo del passato.

Marco Castagneri