Gli  articoli  di questi giorni  dove per la triste vicenda  del  “corona virus , si parla di un evento  al livello o  come talvolta   scritto, “ E’  peggio  di  una  guerra” “,  hanno   aperto  il vaso  di Pandora  dei  miei  ricordi , dalla  sera del 25  luglio del  1943  al successivo  4  giugno 1944 . Credo  che  la  mia iniziazione  politica sia  avvenuta quella  sera  alle 22,48 , quando , ormai più  che decenne ,  incaricato da mio padre  di ascoltare  il  segnale  dell’ultimo giornale radio  e di avvertirlo, ascoltai  la  notizia  delle  dimissioni   di Mussolini  e della  nomina, da parte del  Re Vittorio Emanuele III ,del Maresciallo  d’Italia  Pietro Badoglio a capo del nuovo  governo.  Appena  finita la trasmissione iniziarono  gli squilli del  telefono . La mia  nonna  materna , nonna  Bianca , che abitava  a via  Modena 5 ,  ci  dava  notizia  della  folla che usciva di casa  con le bandiere  tricolori  “scudate”  , dirigendosi  verso il Quirinale  gridando “Viva  il Re”  e  poi dei  carissimi amici  di famiglia , i Porporati , abitanti  a via  Bruxelles  55 , proprio di fronte  all’ingresso  della  villa  di  Badoglio, che ci dicevano  della gente  che stava  affluendo  nella  via  e  ci invitavano  ad andare da loro. Ricordo  la  prima nostra risposta negativa  perché   stavamo apprestandoci  ad andare a letto, ma  di  fronte alle loro insistenze  ci  rivestimmo  ed uscimmo . Il  percorso  da via  Mercalli  dove abitavamo ( ed abitiamo) , a via Bruxelles  fu fatto a passo svelto , perché  incominciava  a  far freddo , essendo ormai mezzanotte  e mentre camminavamo vedevamo  persone  alle finestre , sui balconi  che vociavano , gridavano  “Evviva” e  molti buttavano dal’alto ( è testuale  e quando lo scrissi anni or sono  ci  furono  dei  nostalgici  ad offendersi), i distintivi  del  PNF  ed  i medaglioni  dei  Balilla , che cadendo  sull’asfalto venivano  calpestati  spesso  volontariamente. Arrivammo  a  via  Bruxelles   rigurgitante  di persone ,con  interi nuclei familiari,  che aspettavano  il ritorno  del  Maresciallo  non  stancandosi  di gridare  “ Viva  Badoglio , viva il  Re”, accalcandosi  verso il cancello, per cui risuonò  secca  una voce  “Carabinieri  del  Re, fate arretrare la folla” , mentre noi eravamo  sul balcone con gli amici, dopo esserci abbracciati  e baciati . Poi   venne la voce  veritiera  che quella notte Badoglio non sarebbe rientrato  per cui alle due  passate cominciammo a defluire. Così  poi  mio Padre  più  tardi  mi spiegò  il significato  degli  avvenimenti , come  poi  la sera dell’8 settembre  mi spiegò  chiaramente  il significato  delle ultime parole  del messaggio  radio  di Badoglio annunciante l’armistizio  sul dover  respingere attacchi provenienti da  parti diverse , cioè i tedeschi . Questo  che apparve così  chiaro a mio padre , volontario di  guerra dal 1917 , prima che  chiamassero  la famosa   “classe  1899”, la sua classe , poi  sottotenentino  d’artiglieria  sul  Monte Grappa  ( Monte Grappa  tu sei la  mia  patria , sei la stella che additi il cammino……), che   poi ingegnere  civile pur  non avendo più  rivestita l’uniforme  , era rimasto  nell’anima  un soldato  fedele al giuramento  , non fu invece chiaro  nella mente di tanti  militari  in servizio che non capirono   cosa dovevano  fare ! Iniziarono così , dopo la breve e significativa resistenza dei granatieri a Porta San Paolo , i famosi  nove  mesi della occupazione tedesca , ma  nei giorni  immediatamente successivi   all’8  settembre , avvenne  un fatto  vicino  alla nostra abitazione che  ricordo e  voglio raccontare . Il nostro  appartamento  ha  un  balcone che si affaccia  sulla via  Giovanni Antonelli , per cui , data anche la stagione  vi  stavo  spesso a leggere  o a giuocare, quando vidi salire da via  Ponzi  diversa gente con pacchi . Meravigliato  chiamai mia  madre ( mio padre era nel  suo ufficio , a via  Mazzarino , al  settore  Beni Immobili  della  Banca d’Italia)  che  pregò  il portiere di informarsi . Detto  fatto il portiere  disse che a via  Manfredi  era stato  scoperto  un magazzino  di generi alimentari dell’esercito  germanico   ed apertolo  gli abitanti  della zona  stavano svuotandolo, per  cui  mia madre , io ero  al  suo fianco, esclamò  “ma  questo  è  rubare” , al che  un condomino  il conte Agostino  Sacconi , ingegnere  ed  Esente delle  Guardie Nobili  di Sua Santità, ( corpo militare vaticano  poi sciolto), che tornava carico  di  roba , contravvenendo  al galateo , disse  “Signora ,con quello  che ci hanno  fatto  i tedeschi ( e non sapevamo   quello che  ci  avrebbero fatto !)  , Lei  si fa scrupolo  di queste cose !”.  Così anche  mia  nonna  paterna, nonna  Giulia,  mandò  a prendere qualcosa ( era rimasto poco o niente e nessuno  si  era accorto  perché  il  locale  era buio che appesi al soffitto vi erano anche salumi)  e  la  cameriera ( colf ) ritornò con delle  boatte  che contenevano pane di segale. Meglio di niente  visto  qual’era il  pane, poco, che si prendeva con la “tessera” ,e  che messo  sul fuoco ,invece di abbrustolirsi ,  bruciava come fosse fatto di segatura !

Ad ottobre  ricominciarono  normalmente le lezioni   ed io  che studiavo  al “ Massimo” ( seconda Media) , girando per i meandri dell’Istituto ,oggi Museo, incontravo  dei giovani con la tonaca, che cercavano di sfuggire, e che non avevo mai visto  prima, e non  capivo chi fossero, ebbi  la risposta  all’indomani  della Liberazione  quando gli  stessi scomparvero . Erano giovani renitenti  ai bandi di chiamata  di Graziani  che avevano trovato  rifugio  nell’Istituto ( forse ex alunni  o simili)  per sfuggire  alle conseguenze  del loro rifiuto ( non fecero  per viltà  il gran rifiuto) . Trascorsero i mesi , l’inverno  passò  senza  riscaldamento ( allora  era a carbone), la corrente elettrica  mancava  e  le candele  si esaurirono ben  presto , ricorremmo  all’acetilene  ed al petrolio , anch’esso introvabile , di cui in casa  avevamo  vecchi lumi , fino ad allora considerati  oggetti  di antiquariato, e  sopratutto  scarseggiava il cibo, specie dopo l’infelice sbarco  americano di Anzio ( i generali  inetti o incompetenti esistono in tutti gli eserciti !). C’era il timore delle “retate” tedesche, specie  per chi , come mio padre e mio nonno materno ,nonno Spartaco, dovevano andare a lavorare attraversando tutta  Roma  per cui attendevamo  con ansia  il loro ritorno  a casa  ed ogni  loro  ritardo  ci  faceva  venire i brividi ( i cellulari  non esistevano !). Intanto  ero diventato l’esperto della radio , una  Phonola, per cui  avevo  individuato “Radio Bari”  e potei  ascoltare i messaggi  del  Re  Vittorio Emanuele  III, ed  i  notiziari , di cui uno specialmente  “L’Italia  combatte-“, che dava notizia  dell’attività  del ricostituito Regio Esercito  e della attività  dei primi gruppi di  “patrioti”,  non partigiani, termine venuto ingiustamente  dopo  ed  ormai  purtroppo acquisito, che  operavano nelle zone   soggette al governo ed  alla occupazione  germanica ! Ci vedevamo  con alcuni amici  che abitavano vicini , Arminio  Conte, figlio di un Colonnello  dei  Bersaglieri, e Vanni Beltrami , orfano di un giovane brillante Generale della  Regia  Aeronautica, Aiutante di Campo del Sovrano ,mancato anni prima in un incidente aereo, scambiandoci  le visite  e  così potei assistere , da un terrazzo , affacci antesi  sulla  Piazza  Santiago  del  Cile, il  tardo pomeriggio del 4 giugno, all’esodo  abbastanza disordinato  di reparti   tedeschi che abbandonavano Roma , dove , dalla parte opposta  della città  entravano  le  truppe  americane l Ed allora , come il 25 luglio , il popolo romano si riversò  plaudente  per le strade   e quando qualche giorno  dopo  ricomparvero  i  Reali Carabinieri , che avevano pagato  nella  Resistenza  ed  alle  Fosse Ardeatine  un pesante contributo  di sangue, ed un  reparto  di  bersaglieri che passando  per via  Venti  Settembre (io  c’ero) , riprendevano il servizio al Quirinale ,dove era arrivato  il Principe Umberto, quale  Luogotenente Generale  del Re , gli applausi e i baci  dalla folla  furono superiori a quelli  per  i “liberatori” ! Et   de hoc satis !

Domenico  Giglio