Una scuola in Irlanda, durante le vacanze invernali, assegna incarichi di cortesia al posto degli compiti usuali.

Per tre anni consecutivi la scuola irlandese “Gaelscoil Mhichíl Uí Choileáin” di Clonakilty ha assegnato, durante le vacanze di Natale, una nuova versione di compiti, più concreti e tangibili; il fatto ha destato l’attenzione e la curiosità del mondo civile, dei media e dei social per la loro originalità ma soprattutto per la valenza pedagogica, stiamo parlando di veri e propri incarichi di gentilezza.

Oltre a migliorare l’umore dei genitori, globalmente atterriti dai  normali compiti affidati nel periodo natalizio a causa dell’impegno e il tempo da dovergli destinare, questa missione, che vede i bambini ingaggiati in azioni altruiste  cariche di generosità, è una maniera inedita di imparare una lezione positiva e profonda attraverso gesti autentici.

Senza nulla togliere allo studio, alla lettura e a tutte le attività formative classiche necessarie per lo sviluppo e l’apprendimento di ogni bambino, dedicare una azione gentile ad un parente, ad un amico e alla comunità in generale,  con un programma preciso che prevede un piano organizzato per ogni giorno della settimana, è indubbiamente una straordinaria iniziativa che dà la possibilità agli alunni di questa scuola di entrare in confidenza con una realtà sana e responsabile che costituirà un modello per le loro vite future, un esempio che la teoria pura non riesce sempre a trasmettere.

Nella fitta agenda di gesti premurosi, un giorno a settimana è dedicato a se stessi, al compimento di una azione, compito o manifestazione benevola nei propri confronti; questo regalo personale può essere interpretato, seppur nella sua auspicabile normalità, come un fatto eccezionale perché nella concezione collettiva la buona azione è soprattutto rivolta agli altri, cosa sacrosanta e indubitabile, tuttavia fare qualcosa di buono per la nostra persona, per il nostro benessere emotivo e fisico è un atto di generosità fondamentale che migliora la relazione con noi stessi e con il mondo circostante. Prendersi cura di sé stessi, in sostanza, favorisce la buona predisposizione verso l’altro perché la serenità che ne deriva  e l’appagamento che produce incoraggiano la gentilezza e l’apertura verso l’esterno.

Ogni buona azione deve essere annotata in un Diario di gentilezza, una sorta di report di cavalleresco, che sarà presentato a scuola a fine vacanza e condiviso con gli altri pari.

Sarebbe bello se questa pratica innovativa e insolita fosse in uso anche nel nostro paese, alleggerirebbe gli studenti dai compiti durante le vacanze, farebbe gioire i genitori a cui potrebbero essere dedicate delle cortesie, ma soprattutto rappresenterebbe un apprendistato che consentirebbe di praticare la gentilezza come esercizio quotidiano con l’auspicio che diventi una costante comportamentale nel futuro.