Ci stiamo avvicinando al 13 aprile, data indicata dal Governo e dagli esperti come possibile frontiera del graduale ritorno alla normalità, dal giorno dopo dovrebbero iniziare le misure di contenimento e distanziamento sociale, che dovremo rispettare per molto tempo ancora. Si perché anche se arriveremo alla decrescita dei contagi, alla riduzione dei ricoveri in terapia intensiva e delle morti, il virus resterà per molti mesi ancora in nostra compagnia, anzi, c’è da augurarsi che ci resti in una coesistenza pacifica, che non arrechi danni a noi umani. Nella logica del virus, che è un parassita cellulare, c’è la ricerca dell’equilibrio che lo porti a riprodursi in tranquillità, senza uccidere l’ospite; infatti queste minuscole e incomplete forme di vita primordiale operano delle mutazioni casuali, nella speranza che la migliore li porti alla coesistenza con l’organismo che utilizzano come “stampante”, con il minor danno possibile. Così qualche mese fa il Covid 19 ha prodotto la mutazione che gli ha permesso di agganciare le cellule umane, ed è avvenuto lo “split”, il salto inter-specie pipistrelli-uomo, con tutte le nefaste conseguenze di questi ultimi mesi. Se questa “stabilizzazione” non avviene, non ne verremo fuori; come si ottiene la reciproca tolleranza? Venendo a contatto con piccole dosi di virus che ci permettano di immunizzarci lentamente, stimolando il sistema di difesa del corpo in modo progressivo, regalandoci una immunità duratura (solitamente i virus danno immunità lunga o addirittura definitiva), ottenendo insomma la “immunità di gregge”: se ho gli anticorpi, al massimo faccio una brutta influenza.
Quello che sappiamo di questo nuovo nemico, è che la sua cattiveria è dose-dipendente, cioè più ne viene assorbito e più gravi sono i danni, quindi, anche dopo la graduale riapertura delle attività e del ritorno alla vita che conducevamo “prima”, occorrerà proteggersi. Gli studiosi di tutto il mondo stanno febbrilmente lavorando a valutare protocolli di comportamento che ci aiutino a contenere i danni: dobbiamo immunizzarci ma lentamente, senza ammalarci gravemente: convivenza è la parola d’ordine!
Il MIT di Boston ha effettuato studi sulla dinamica della tussizione e della starnutazione e ha visto che le particelle organiche che veicolano il virus, possono arrivare oltre i 2 metri di distanza; il getto diretto delle particelle più grosse arriva al metro circa, il resto lo fanno le correnti d’aria ed esse “galleggiano” nell’aria per ore. Altri studi recentissimi si sono focalizzati sul tempo di esposizione/infettività ed hanno concluso quanto segue: se si resta sotto i 6 secondi di contatto con possibili positivi, senza mascherina, non accade nulla, se si sta vicino ad un positivo con una mascherina normale-chirurgica, occorrono 15 minuti circa per infettarsi, se si indossano le mascherine FFP col filtro, il tempo di possibile contatto è della durata di efficacia del filtro stesso. Negli spazi aperti la carica virale crolla bruscamente, cosa che avverrà anche con il caldo, poiché le alte temperature fanno evaporare il micro-aerosol che veicola il virus e perché le correnti d’aria diluiscono la carica infettiva. Occorre fare tesoro di queste indicazioni, quando riprenderemo le nostre abitudini.
Dovremo per forza avviarci ad una ripresa graduale, perché i danni all’economia sarebbero devastanti e si rischiano rivolte sociali, vista la difficoltà di molti ceti. Alla luce di queste necessità, è obbligatorio riprendere la vita lavorativa e di comunità rispettando l’utilizzo delle mascherine e dei guanti o della detersione obbligatoria con gel a base alcolica, per poter accedere agli ospedali, alle RSA, agli ambulatori, in banca, in posta, negli uffici pubblici, nei supermercati. Le mascherine chirurgiche andranno indossate per frequentare negozi e scuole e altri luoghi in cui ci siano più persone; negli uffici e nelle fabbriche il loro uso e il rispetto della distanza di 1-2 metri per svolgere il proprio lavoro; apertura di cinema, teatri, ristoranti, luoghi di cultura e di culto, impianti sportivi solo se si possono distanziare gli utenti; regolamentazione della vita all’aria aperta, limitando gli assembramenti con molte persone.
I virologi prevedono un ritorno del virus nel prossimo autunno, periodo in cui dovremo farci trovare pronti e abituati al rispetto di queste norme, non troppo difficili da seguire e che possano garantire la ripresa della maggior parte delle attività. Sono convinta che la prossima ondata ci troverà pronti, perché molti saranno immunizzati, la maggioranza di noi sarà abituato a fare attenzione e a rispettare le regole, la Sanità Pubblica avrà le armi affilate e le Terapie Intensive pronte, sarà in arrivo il vaccino e i farmaci ora usati in via sperimentale, saranno terapia di routine. Insomma io sono positiva, se l’Uomo è arrivato al 2020 è perché ha imparato a convivere con i parassiti, piegandoli alla sua immunità o eliminandoli. Quindi, che convivenza sia!