Sono venuto a conoscenza di Curzio Malaparte durante il ginnasio, quando mi misi a leggere due suoi romanzi, scoperti nella biblioteca di casa; Kaputt e La pelle.
Fui affascinato dalle vicende narrate e dallo stile linguistico. Confesso che dovevo leggerli di nascosto, perché mia madre non riteneva che fossero adatti alla mia età giovanile e me li proibiva assolutamente.
Sono romanzi forti, controversi, a volte brutali, ma in grado di catturare il lettore e sanno sbattergli in faccia , con crudezza, la realtà terribile della guerra ed i comportamenti dell’uomo in quelle circostanze.
Kaputt è il racconto autobiografico dell’esperienza vissuta da Malaparte dal ‘41 al ‘43 sul fronte russo come ufficiale italiano ed anche come inviato di guerra del Corriere della Sera.
Racconti agghiaccianti, dove la pietà sembra morta e dove appaiono già , in una sorta di anticipazione tragica, le vicende della persecuzione degli ebrei nell’Est Europa per mano dei tedeschi e non solo.
Si avvicendano episodi strazianti ed al tempo stesso stufefacenti, che l’autore descrive con malcelata ironia.
La pelle invece è il racconto dell’occupazione alleata a Napoli dal ‘43 al ‘45. E’, di nuovo come Kaputt, l’esperienza di guerra di Malaparte a suggerire la trama del romanzo. Egli era infatti ufficiale di collegamento del Regio Esercito presso il Comando Alleato.
Napoli viene descritta come una città infernale, culmine, in qualche modo, di ogni bassezza umana.
Dove tutto si puo’ fare per salvare “ la pelle”. Sono descritti episodi sconcertanti, molto forti, comprensibili soltanto in una città occupata da migliaia di soldati, pieni di dollari, di fronte ad una popolazione alla fame e disposta a tutto pur di sopravvivere, anche ad azioni abiette (la ragazza che per 1 dollaro si fa “esaminare” la verginità dai soldati americani ….).
Sono stati due romanzi , anzi per me due capolavori, che mi conquistarono ….nonostante i divieti materni. Era quasi una sfida, per me sedicenne, leggere le pagine di Malaparte.
La pelle fu anche messo all’indice dal Vaticano , ma questo puo’ essere considerato un titolo di merito.
La lettura di queste due opere mi suggerì di conoscere la biografia di Malaparte. E fu ancora più avvincente.
Giornalista – fu anche direttore de La Stampa – scrittore ( oltre i due romanzi citati , ricordiamo il famosissimo Maledetti Toscani e molti altri), autore teatrale, regista,poeta.
A 16 anni parte volontario nel 1914 per la Francia per andare a combattere i tedeschi con la brigata Garibaldi, poi sul fronte italiano dove viene anche ferito.
Nel ‘22 partecipa alla marcia su Roma , fascista in un primo tempo , diventa un critico del regime in seguito , tanto da essere posto al confino. Partecipa alla seconda guerra mondiale come ufficiale ed inviato di guerra su vari fronti. Dopo l’otto settembre passa con Badoglio e collabora con gli alleati, sino alla fine del conflitto.
Nel dopoguerra si avvicina al PCI, pare senza mai prendere la tessera del partito. In fondo rimase sempre affetto da un inguaribile anarchismo. Incapace di accettare regole ed ordini di partito, teso sempre verso una libertà per lui forse irraggiungibile.
Amo’ molte donne e, tra l’altro, ebbe una burrascosa vicenda sentimentale con Virginia Agnelli, la mamma dell’Avvocato. Con interventi, nientemeno, del Senatore Agnelli e di Mussolini.
Amante del lusso, dell’eleganza, fu un impareggiabile dandy. Si fece costruire una villa di sogno, miracolo di architettura, a picco sul mare di Capri.
Il personaggio era questo: contraddittorio, in perenne rottura con il potere, sempre pronto a provocare, fantasioso, dotato di grande cultura.
Forse uno degli intellettuali con lo spirito piu’ indipendente del XX secolo.
Qualcuno poi lo ha avvicinato, forse anche per lo stile di vita, a Gabriele D’Annunzio.
Non sono certo in grado di elaborare un giudizio letterario, che lascio ad altri piu’ titolati.
Certo per me Malaparte rimane l’Arcitaliano, vale a dire una somma di pregi e difetti che caratterizza noi italiani.
Dispiace, in ogni caso, il troppo silenzio che ha avvolto le sue opere e che è calato sullo scrittore.