Il digiuno è un pratica che ha parecchie evidenze scientifiche di riduzione e regolazione infiammatoria e miglioramento di tutta una serie di parametri biologici con un allungamento della vita media. Secondo me paradossalmente nelle persone che non hanno problemi rispetto all’alimentazione e sono normopeso è facile è utile farlo regolarmente per migliorare ulteriormente la salute ( ovviamente con le indicazioni di un professionista sanitario).Diverso è proporlo a chi è in sovrappeso e che ha già fallito una o più diete ipo o normo caloriche. Negli umani la reazione da stress è estremamente soggettiva per cui la proposta di pratiche validissime di digiuno può essere ben accolta ed essere efficace con alcuni mentre con altri la stessa pratica risultare controproducente perchè attivante delle preoccupazioni fortissime che portano a sperimentare livelli di stress i cui effetti “remano” contro la sazietà, la muscolarizzazione e il catabolismo dei grassi. Per questo io non la vedo come una pratica utile per la cura del sovrappeso di chi combatte senza successo questo problema da tempo e che spesso riporta di aver già fatto numerosi tentativi di digiuno (seppur fai da te, disorganizzati, estemporanei e sconsiderati). Hanno di solito una esperienza fortemente negativa e pregiudizievole rispetto a questa pratica (e al mangiare meglio e meno in generale) che ne condiziona la risposta con valenze ansiogene e pessimistiche che sostengono l’effetto nocebo e della profezia negativa autoavverantesi.
Rispetto allo spiluccare spesso durante la giornata questo attiva ogni volta l’infiammazione postprandiale e non permette da un lato di sperimentare la tolleranza all’attesa tra un pasto all’altro e dall’altro di valorizzare la consapevolezza durante l’alimentazione (mindfuleating). Però questi ultimi 2 aspetti sono realizzabili solo con adeguati allenamenti e strategie psicologiche. Non basta dire di non mangiare tra un pasto e l’altro e di fare più attenzione alle sensazioni durante l’alimentazione per realizzare l’esperienza educativa della tollerenza minima alla fame e della consapevolizzazione psicologica delle sensazioni di fame e sazietà! Per cui la strategia dei molti piccoli spuntini potrebbe anche paradossalmente avere un senso (magari momentaneo) negli interventi che non un serio trattamento psicologico (ovvero quasi sempre).
Sia il digiuno sia il grignottage/grazing quindi possono avere o meno un senso ma come sempre DIPENDE da come sono attuati, con chi, con quali risorse disponibili o indisponibili.
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